Dilemma

Se un Ogm producesse plastica biodegradabile?

Non vi piacciono gli Ogm mi sa, ma neanche la plastica che rimane nell’ambiente per decenni. Ma ho letto qualcosa d’interessante su Biotechnology Advances (rivista finanziata dalle multinazionali, d’accordo).

I PHA, o poli-idrossi-alcanoati, sono ingredienti vegetali, non tossici, di una plastica biodegradabile in 3-9 mesi. Si sa come farli produrre ai batteri, in un ambiente sterile, con vasche di fermentazione alimentate con l’elettricità, e rinnovando i batteri quando sono esauriti.

Il che costa parecchio. Troppo per i paesi poveri, eppure anche a loro farebbe comodo una plastica biodegradabile non tossica, per la propria industria alimentare, per uso medico, per non ingozzare i delfini con i sacchetti della spesa. Potrebbero derivare i PHA da piante come l’Arabidopsis o dalle parti non consumabili di quelle alimentari, ma per ora se ne estrae solo il 15% del peso secco. Non basta a rendere i PHA vegetali competitivi con quelli estratti dal petrolio che vengono circa 1 dollaro al chilo.

Quindi Pornpa Suriyamonkgol, all’università di Alberta in Canada, sta cercando di modificare geneticamente un po’ di piante per ottenere un’alta resa di PHA.

Domanda: Ogm del genere vi piacerebbero di più?