Ieri mentre ero via – magari proprio a Mestre, in attesa di andare a Treviso – è arrivato questo commento da P. Giorgio di Mestre:
Sono anche un modesto apicultore e le mie 3 casette sopravvivono. Per quanto non lo so perchè i miei amici ne hanno salvate, negli ultimi mesi, mediamente solo 1/10 ed anche meno.
Causa la chimica, il metodo delle coltivazioni che eliminano le siepi ecc, ma soprattutto ad opera della *Varroa jacobsoni*: il tremendo parassita di 1,5 mm, incestuoso, efficiente, sempre più forte, che stermina le api sia traforandole per succhiare la loro emolinfa e sia per le malattie che trasmette (come la zecca).
I rimedi chimici funzionano sempre meno e si dovrebbe trovare un’altra via tipo: rinforzare il DNA delle api e/o indebolire quello della varroa, che invece si sta adattando molto rapidamente, come i topi.
Che mi potete dire?
Io molto poco, temo. E’ vero, quasi dappertutto la varroa ormai resiste ai pesticidi. Allora se fem? come dicono a Milano echeggiando Vladimiro.
Modificare il genoma del parassita, non si può, a meno di allevare a miliardi quello geneticamente modificato e rilasciarlo in natura sperando che si riproduca meglio dell’altro e lo sconfigga “demograficamente”.
Durante la prima guerra del Golfo, una mosca killer devastava il bestiame in Libia. Rischiava di spargersi per il Nordafrica e il Medioriente. In un’azienda messicana specializzata, miliardi di mosche sono state irradiate, per renderle sterili. Nonostante embarghi e spazi aerei vietati, sono arrivate a Monaco di Baviera, da quanto ricordo, trasferite in Libia (con sorvolo dell’Italia che ha fatto finta di niente) e da lì con piccoli aerei sparse sopra i focolai.
Un successo.
Con la varroa, non si può. Come altri acari, sopravvive a lungo e in ospiti di ricambio, bisognerebbe spargerne a miliardi di miliardi ovunque ci siano api o vespe… Scenario da incubo, anche per le possibili conseguenze.
Si potrebbe provare ad allevare api resistenti, ma l’acaro non è come i virus o i batteri ingeriti con aria o cibo, che poi sconfiggono per loro proprietà biochimiche le difese dell’organismo… A un organismo, se ne possono dare in più (p.es. antibiotici) o rafforzate (p. es. vaccini). Quello là si scava meccanicamente la strada. Bisognerebbe corazzare le api!
E poi come s’è visto in Cina con il cotone modificato geneticamente per resistere a un parassita, quello debellato ha lasciato il posto a uno nuovo contro il quale la pianta non aveva alcuna difesa propria. Tutto da rifare.
Invece contro la varroa, si cerca di ottenere per ibridazione api resistenti. E’ difficile. Come ha mostrato il loro genoma, hanno un sistema immunitario da ridere, s’affidano a quello del collettivo: alla sua igiene, alle proprietà delle sue secrezioni diverse.
Resta da identificare in natura un predatore esclusivo della varroa, innocuo per le altre creature. E’ ancora più difficile. Nel frattempo si spera che le api sopravvissute siano resistenti e che quella resistenza si trasmetta alla prole. Succede, ho letto da qualche parte (sul Journal of Insect Physiology?), ma è raro e ancora non si sa perché.
Ma ne so pochissimo, forse qualche lettore ne sa di più?