“Oublier Palerme”? Pas encore

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Cara Oca Sapiens,

Accetto con piacere lo spazio che mi hai gentilmente offerto  per raccontarti della nascita del nuovo Institute for Scientific Ethics and Methodology, l’ISEM. Per chi vuole conoscere la faccenda istituzionalmente, ecco qui

http://quantum.ibiocat.eu/eng/index.php?pagina=112

Per motivi  burocratici, oscuramente kafkiani, la parola “ethics” è scomparsa dalla sigla ma è rimasta nell’acronimo e, ciò che più conta, nello spirito del nuovo istituto.

L’idea nasce dal mio incontro con il chimico industriale, Mario Pagliaro, con il quale abbiamo scoperto di avere una comune insana passione per Feyerabend, le transizioni di fase, Dostoevskij e Robert Pirsig, quello dello zen e della motocicletta… Nasce anche dalla necessità di superare quell’aspetto del “cartesian cut” che riguarda l’opposizione tra qualità & quantità, la progressiva alienazione iper-specialistica della scienza dal suo tessuto culturale. Insomma, dal bisogno di Re-Mettre la science en culture, come scrive elegantemente Jean-Marc Lévy-Leblond che insieme a noi presenterà il nuovo istituto a Palermo, il 26 marzo, nella sede del CNR.

L’Isem vuol essere un osservatorio permanente di “ricerca sulla ricerca”, un laboratorio epistemologico sulla cassetta degli attrezzi degli scienziati, attivando lo scambio dei saperi tra studiosi di diverse discipline. E’ infatti nelle aree di frontiera, come le nanoscienze, la bioinformatica e le scienze cognitive, che servono continuamente nuovi strumenti concettuali e metodologici. Consideriamo dunque la metodologia come un bagaglio di risorse in progress, costruite di volta in volta, problema dopo problema, e pronte a migrare da un territorio all’altro. Inoltre, troppo spesso oggi la retorica della divulgazione veicola “paradogmi” alla comunità e sostituisce subdolamente il principio di autorità nel “Supermarket di Prometeo” (come scrive Marcello Cini).

E’ necessario, dunque, un nuovo modello di comunicazione della scienza. La scelta di un modello teorico è vincolato solo in parte dal problema, e si inscrive sempre in un più ampio e complesso rapporto con lo Zeitgeist.

Ma perché a Palermo? Perché Palermo ha una tradizione filosofica e scientifica di tutto rispetto, a cominciare, ad esempio, dalla storia avvincente del Circolo Matematico, che a cavallo tra ‘800 e ‘900 fu uno dei centri culturali più importanti del tempo nella promozione della scienza moderna. E forse perché siamo ancora abbastanza incoscienti da voler sfidare certe inerzie borboniche e volere una Sicilia diversa. A questa scommessa hanno aderito, con un entusiasmo che ci conforta e ci onora, il CNR, l’Università di Palermo e la Confindustria. E soprattutto amici e colleghi: David Avnir, Marcello Cini, Liane Gabora, Jean-Marc Lévy-Leblond, Gianfranco Minati, Gloria Origgi, Eliano Pessa, Nicla Vassallo.

Si dice che nessuno è profeta in patria, ma sarebbe sbagliato non volerci neppure provare.

Firmato: Ignazio Licata

In questa categoria Ospiti sono benvenuti quelli che hanno da dire e ridire, basta che lo argomentino brevemente. Come Ignazio Licata che riassume in poche righe una questione complicata, d’altronde la complessità è la sua specializzazione. Ha scelto lui il titolo, è quello del romanzo di Edmonde Charles-Roux e del film di Francesco Rosi.