Dialogo sul clima II

Andrea:  Sig.a Coyaud, la sua difesa di un personaggio come Gore e` patetica.
L’oca: Non l’ho difeso, ci pensi da solo. Ho detto che non è un latifondista coltivatore di tabacco.

Andrea: Vuole che le enumeri le leggi a favore delle lobbyes del tabacco che ha votato al Congresso? Compreso dopo la morte per cancro della sorella?
L’oca: Oh sì, per favore, faccio collezione di ipocrisie.
Andrea: Vogliamo dire di quanti acri e` composta la “fattoria piccolina” della famiglia Gore?
L’oca: Adesso è la famiglia? Prima era Al Jr. Comunque la fattoria dove Al Sr e non Jr coltivava tabacco era piccolina per un bianco ricco del Tennessee. I miliardi, Al Sr li ha fatti con il petrolio, così Al Jr è vissuto di politica e di rendita.
Andrea: Per inquadrare il personaggio, all’Universita`compagno di camera e di orge di un famoso attore di Hollywood, e uscito con votazione da calcio nel sedere
L’oca: Invidioso, Andrea? Quasi quasi Al Jr mi diventa simpatico.
Andrea: basta ricordare la sua famosa dichiarazione al Congresso, dove l’ineffabile latifondista ha dichiarato testualmente aver inventato Internet. (…)
L’oca: Scusi la matita rossa, la consideri il mio ginocchio della lavandaia, ma era in un’intervista alla CNN: “Durante il mio servizio al Congresso ho preso l’iniziativa di creare Internet.” Si riferiva a un comma inserito in una legge di bilancio. Toglieva dal budget del Dipartimento della Difesa i finanziamenti per Arpanet che, da riservato ai militari, diventò accessibile ai ricercatori che ne fecero Internet. Si vantava, il comma era stato presentato anche da altri due, forse tre.
Andrea: Non credo abbia risposto seriamente ai miei argomenti contro l’origine umana del riscaldamento climatico.
L’oca: La serietà non è il mio forte. Ci provo. Che il CO2 contribuisca all’effetto serra, si sa da oltre un secolo e per ora nessuna ricerca l’ha smentito. E’ aumentato rapidamente negli ultimi due secoli e per ora nessuno ha scoperto una fonte inumana che lo spieghi. L’ipotesi dell’origine umana aspetta ancora di essere smentita. Aspetto anch’io.
Andrea: Zichichi un incompetente rimbambito dall’eta`? Certo Gore e` piu’ credibile.
L’oca: Né con Gore né con Zichichi. Non invocherei l’autorità scientifica del prof. Zichichi che sul clima non ha mai fatto una ricerca. Dopo ricerche bibliografiche, invece, ne hanno dimostrato i vaneggiamenti C. Bernardini, fisico, e P. Odifreddi, matematico.
Andrea: Anche il Max Planck si sbaglia, come chiunque osi sollevare dubbi contro la nuova religione e il suo nuovo satana CO2.
L’oca: Che c’è di male? Io sbaglio di continuo, così imparo. Magari anche in questo caso. Ecco i motivi del mio giudizio, veda lei. I ricercatori dell’istituto Max Planck per la fisica nucleare hanno misurato il metano prodotto dalle piante con strumenti e protocolli da fisici nucleari e dell’atmosfera, l’agronomo Hamilton ha contribuito post hoc. I biologi vegetali di Wageningen hanno rifatto le misure con protocolli e strumenti ben più sofisticati. Facile, dicevo: a Wageningen studiano le differenze tra le varietà standard e gli OGM creati dai laboratori pubblici e privati nel resto del mondo. Per i fisici quelle misure erano una prima prova, a Wageningen le affinano da 20 anni. Pompano azoto, metano, CO2 nelle serre a dosi e miscele precise, in funzione di temperatura, umidità, luce ecc. Poi paragonano ogni ruttino d’Ogm con quello di  varietà standard corrispondenti. Pignoli…
Andrea: Manca invece completamente il mio argomento sul riscaldamento in epoca medievale. Se vi fu ( e vi sono molte prove) vuol dire non solo che la vita umana sul pianeta puo’ sussistere a temperature molto piu’ alte, ma anche che i riscaldamenti ciclici della Terra non sono dovuti alle emissioni umane di CO2, ma ad altre cause, come ad esempio l’attivita` solare.
L’oca: Vi fu, vi fu. Si recitava alle medie: “la Groenlandia è marrone e bianca ma nel X secolo faceva così caldo che era coperta di vegetazione e quando Eric il Rosso approdò la chiamò terra verde”. Andrea, sarò di un’ignoranza abissale, ma lo so. E anche che gli umani vivono ai 40° C come ai – 40° e che i periodi freddi e caldi si alternano. Ma dov’è il suo argomento? Da decenni l’attività solare osservata – anche per via dei satelliti – non è eccezionale. Le temperature sì, e sono correlate con le concentrazioni di gas-serra. Il Sole, per ora, risulta innocente. Se ha le prove della sua colpevolezza, le tiri fuori.
Andrea: E bloccare lo sviluppo di intere nazioni per stoppare la CO2 non cambiera` di una virgola il riscaldamento climatico, che ci portera` ad avere nuovi continenti abitabili come Siberia Alaska e Groenlandia il che non mi pare un gran male.
L’oca: Bloccare lo dice la futurologia ingenua. Ma lo sviluppo non è un  percorso obbligato  per cui se salta la tappa “radio a galena” non arriva mai a “Canale 5”. Altrimenti, a Singapore non ci sarebbe un telefonino. I limiti stimolano le innovazioni e queste portano ricchezza. Distribuita iniquamente, certo, perciò la Cina spende tanto per formare milioni di ricercatori e ingegneri.
Come diceva lo sceicco Yamani quand’era presidente dell’OPEC, “non siamo usciti dall’età della pietra perché eran finite le pietre”. Non usciremo dall’età del carbonio perché finirà il petrolio, una risorsa strategica, figurarsi per un pezzo di carta tipo Kyoto bis. Semmai grazie a carburanti a basso costo che non ammorbano l’aria. Se non la scaldano e non scatenano guerre, tanto di guadagnato.
Alaska, Siberia, Groenlandia non sono più terre vergini, Andrea, accettano solo immigrati con soldi o laurea. Lei si rallegra di un eventuale tepore siberiano, ma diventerebbero inabitabili territori oggi abitati dalla maggioranza della popolazione, che ne soffrirebbe. Chissene…, basta che crescano i limoni sul delta della Lena, è questo che lei pensa?
Andrea: Non mi ha assolutamente capito sull’economia degli ambienti scientifici.
La possibilita` di fare o meno una ricerca, la possibilita` di aprire o meno un posto di ricercatore, dipendono dal budget delle universita`. E questo budget e` deciso da funzionari o fondazioni in base alle esigenze percepite come tali. Se tutto il mondo si convince della necessita` di potenziare la ricerca sul clima, ecco che i budget dedicati a tali ricerche aumentano. Piu’ posti, piu’ ricerche, piu’ laboratori, piu’ viaggetti in Antartico e altrove a spese del contribuente. Tutte le universita` spingono per dimostrare l’importanza unica delle loro ricerche. Non c’e` niente di male, ma le opinioni degli scienziati vanno sempre prese con un certo distacco, tenendo conto del conflitto di interesse. Ha mai sentito uno scienziato sostenere che occorre destinare meno risorse alla ricerca scientifica?
L’oca: Ho capito, ma lei no e riprovo a risponderle. I conflitti d’interesse sono legati ai soldi. I fondi per la ricerca, di cui quella sul clima rappresenta lo 0,5%, fanno ridere rispetto a quelli dell’industria. E quindi fa ridere anche il suo bersaglio, Andrea. Per non metterla così, le davo le cifre pensando che ci arrivasse da solo. Dei conflitti d’interesse nella ricerca tengo conto, lo sa visto che legge questo blog. Lei difende la Exxon la quale deve difendere la pagnotta, è vero. Non contro verdi e climatologi, gente trascurabile, ma contro nuove lobby industriali. Dei veicoli non inquinanti. Delle energie alternative. Dei termoisolanti. Delle grandi corporations che chiedono addirittura al governo americano di stabilire presto dei limiti per timore che ogni stato dell’Unione ne decida uno diverso. Il petrolio rende molto di più a farne vitamina C, per esempio, che benzina. “Ah, se fosse obbligatorio un 20% d’etanolo nella miscela”, sospira l’industria chimica dalla plastica da Big Pharma alla Dupont che finanzia la ricerca in energie alternative. “Calerebbe il prezzo del barile, aumenterebbero i profitti sulla vitamina C.” Andrea, provi a leggere The Economist.
Andrea: Resta il fatto che non esiste alcuna dimostrazione che le emissioni umane di CO2 siano in grado di modificare il clima. Possono esservi (e vi sono di fatto) cicli plurisecolari di riscaldamento dovuti all’attivita` solare. Quanto al protocollo di Kyoto si tratta di una vera e propria truffa ai danni di certi paesi, che infatti non l’hanno ratificato.
Ma con quale diritto europei e giapponesi, dopo essersi sviluppati fino all’ultimo metro quadrato disponbile, impedirebbero a stati come Alaska, Nevada, Australia di svilupparsi? Scommetto che non ci ha mai pensato, ma quale sarebbe il valore immobiliare di un ettaro edificabile a Tokyo, Parigi o Francoforte, con diritti di emissione inclusi, e quale sarebbe quello di un ettaro nei territori del NordOvest australiani, o nel centro del NewMexico, se tutti adottassero Kyoto, e tali deserti non potessero essere sfruttati pena l’impossibile deurbanizzazione delle aree US o australiane gia` edificate? Se proprio concordassimo (per puro principio di precauzione) su una graduale riduzione delle emissioni CO2, il modo di procedere sarebbe quello di fissare un tetto PER KILOMETRO QUADRATO identico su tutto il pianeta. In tal modo i paesi ipersviluppati come Germania e Giappone dovrebbero ridurre seriamente, a tutto vantaggio dei paesi con forte potenziale che potrebbero incrementare ulteriormente le loro emissioni.
Questo e` equita`. Kyoto, invece, e` solo grave ingiustizia, ed e` per questo che e` fallito miseramente.
L’ocaIl km2 era una buona idea, peccato che sia stata bocciata dai governi. E scusi, faccio di nuovo la maestrina. Non esiste prova che il nostro CO2 lasci il clima imperturbato. USA, Australia ecc. non firmano il protocollo di Kyoto perché esenta dai limiti la Cina, l’India ecc., e non il contrario come scrive lei. New Mexico e Nevada a lei paiono sottosviluppati? Mai stato a Las Vegas? Comunque sono pieni di pannelli solari. Mica scemi, con il brent a 71 dollari! In Alaska il reddito pro capite è superiore a quello italiano, i cittadini non pagano tasse. Si possono permettere una carbon tax, come gli australiani che in maggioranza l’approvano. Lei prova pietà per i ricchi, è mal riposta. Per loro, Kyoto, impegni presi nei vertici mondiali, rapporti dei climatologi non contano nulla, lo constatiamo da vent’anni. Conta il valore aggiunto nelle merci “basate sulla conoscenza”, la crescita del Pil, la resa dei capitali investiti. L’economia reale, insomma, ma l’ho già scritto sopra.
Andrea: Le ricordo infine che fare informazione comporta il dovere di riportare argomenti di entrambe le parti, senza trascurare i numerosi libri e articoli scientifici che non credono ad un significativo contributo delle emissioni Co2 al riscaldamento climatico.
L’oca: Lo farei volentieri, se ce ne fossero. Ma uso l’aggettivo “scientifico” in senso letterale, non figurato. Invece son preoccupata per la sua ossessione con il CO2, dovrebbe far qualcosa. Yoga magari.

Nota aggiunta l’indomani. Come promesso ieri a Maurizio e Federico, mi son riletta e accorciata. Non autocensurata, anche se il mio cattivo carattere trapela. Dovrei far qualcosa. “Yoga, magari.” Nelle prossime due settimane sarò in viaggio, ma in rete ogni tanto lo stesso. A presto, l’oca s.