Mangime per polli, memoria dell’acqua e altri bruscolini

Chicken feed significa mangime per i polli, ma anche “bruscolini”, robaccia. Però la qualità dei bruscolini conta: gli escrementi delle bestie (1) finiscono nell’ambiente perché ci percolano, o perché vengono comprati, e usati, dagli agricoltori sotto il nome di pollina, un concime per il quale esiste un fiorente mercato internazionale, pieno di fosforo inquinante.

Da un comunicato del Dipartimento dell’agricoltura, si apprende che grazie agli esperimenti di William Saylor, professore di dietetica animale all’università del Delaware, dei suoi studenti e di suoi colleghi di altre quattro università americane, si sa esattamente quanta fitasi – un enzima – aggiungere al mangime perché la pollina contenga un 23% di fosforo in meno. Le bestie che ne assimilano di più crescono sane e con le ossa più robuste, almeno nell’aia dell’università, con una dieta integrata di soia, mais e fitasi.

Di solito ci si preoccupa per i nitrati secreti dai maiali, ma nel 2006 il solo Delaware ha prodotto 269 milioni di polli e questi 230 mila tonnellate di cacca. La rete idrica delle Inland Bays ne risente, pullula di fioriture d’alghe e sotto i pesci, privati d’ossigeno, schiattano e i pescatori, privati di prede, protestano.

In realtà, il Dip. dell’Agricoltura e l’università del Delaware non la contano giusta. I benefici della fitasi si sanno da circa 15 anni, tant’è che le industrie produttrici vanno a gonfie vele e suggeriscono di aggiungerne generosamente a tutti i mangimi animali.
Che non sia solo il fosforo dei polli ad asfissiare i pesci nelle Inland Bays, o i soli nitrati dei maiali il Po, ma la miscela di additivi e farmaci somministrata per accelerarne il metabolismo, un po’ come ai ciclisti del Tour?

(1) Riferimento alla Pasionaria di Chicken Run, il cui appello alla rivolta inizia con “Fatti non foste per vivere come polli da batteria”.

Bruscolini II
Dopo l’articolo di ieri sui due caffè al dì che coniugati agli esercizi fisici proteggono la pelle dai melanomi da raggi UV di cui mi fiderei poco, se fossi in voi, sul numero di agosto di Hepatology, ne esce una di Francesca Bravi et al. del Mario Negri di Milano, secondo la quale il caffè proteggerebbe dall’epatocarcinoma cellulare, un cancro al fegato.

In realtà si tratta di una meta-analisi, o meglio di una correlazione statistica. Come scrivono gli autori, i meccanismi ipotizzabili sono vari e restano da identificare.

Bruscolini III
Secondo New Scientistwww.newscientist.com – Julia Taylor e Lawrence Mazlack dell’università of Cincinnati in Ohio hanno creato un programma informatico per i robot che consente loro di capire barzellette basate su un semplice gioco di parole. Allo scopo di facilitarne l’interazione con gli umani, dicono.

Come sanno i lettori di fantascienza, i robot che fingono di capire le barzellette sono i più irritanti e, come sanno i lettori di Wittgenstein, l’intero linguaggio è un gioco. Comunque il programma dei due si perde quasi una battuta su due, lo stesso risultato che se lanciasse una monetina.

Bruscolini IV
La casa editrice Elsevier la quale pare sia scientifica, pubblica la rivista Homeopathy la quale dedica il suo numero d’agosto alle nuove prove della memoria dell’acqua, la quale spiegherebbe perché le soluzioni omeopatiche diluite al punto di non contenere nemmeno una molecola della tintura madre se la ricorderebbero lo stesso e perciò sarebbero farmaci efficaci.

La ‘scoperta’ era stata pubblicata da Jacques Benveniste su Nature nel 1988. e rapidamente smentita.

Gli autori di Homeopathy sono finanziati dalla megamultinazionale Boiron oppure omeopati essi stessi. Un “redattore invitato” che non è né l’uno (credo) né l’altro, Martin Chaplin del dipartimento delle scienze applicate all’università South Banks di Londra, riassume così il proprio contributo: “esiste una forte evidenza (evidence) dei molti modi in cui questa ‘memoria’ potrebbe prodursi. Esistono altresì meccanismi per cui tali soluzioni potrebbero possedere effetti biologici sostanzialmente diversi da quelli dell’acqua pura e semplice.”
Effetti chiamati placebo, forse?

I condizionali sono miei, meno quelli della citazione presa qui: www.lsbu.ac.uk/water/abstr.html#22

Bruscolino V e mio
Ieri riportavo senza commento un articolo uscito sul bollettino di uno degli innumerevoli sindacati della ricerca: diceva che Federico Rossi è stato promosso a vice-direttore del CNR in maniera indecorosa.

Non che era indecoroso lui, o non lo riportavo, perché l’ho conosciuto e non mi pare.

Adesso il ministro Mussi chiederà a un search committee di presentargli una rosa di nomi tra i quali scegliere il presidente. Nel frattempo Rossi deve mandare avanti l’ordinaria amministrazione, che ordinaria non è. Il CNR è senza un euro, pronto ad attaccarsi alla canna del gas, nonché un nido di vipere. Ci vorrebbe un eroe santo e miliardario. Rossi non mi pare né l’uno né l’altro, buon lavoro lo stesso.