David Pimentel, dell’università Cornell, è il grande vecchio dell’ecologia intesa come scienza. Insieme a Tad Patzek, prof di ingegneria civile e ambientale a Berkeley, pubblica sul Natural Resources Journal una serie di tabelle, una per ogni tipo di pianta, con da un lato la spesa energetica dell’intero ciclo produttivo della materia prima e dall’altro la quantità d’etanolo che se ne ottiene.
Per comodità, l’energia è sempre scritta in BTU (British Thermal Units) e così capisco anch’io.
Riassumo: per estrarre etanolo dal mais, serve il 29% di carburante fossile in più dei BTU che se ne ricava; per la gramigna, tipo Panicum e altre graminacee selvatiche, il 45%; per gli alberi, il 57%. Il biodiesel è peggio. Fatto con soia richiede il 27% di BTU in più di quanto ne fornisce e con girasole addirittura il 118% in più.
Visto che la produzione di energia verde va a diesel, gasolio o benzina, in pratica gira le sovvenzioni che riceve dallo stato alle raffinerie di petrolio?