Messina, III puntata

Venerdì scorso mi arriva una lettera  della prof. Vicentini dell’università La Sapienza di Roma.  So che, a proposito di un’università con prof. assassinati, gambizzati, in galera e agli arresti domiciliari, sembra ridicolo soffermarsi su una banale faccenda di concorsi truccati. Ma ha cominciato la professoressa che, “sorpresa dal tono di pettegolezzi dell’intervento”, scrive tra l’altro:

1. “Le informazioni fornite non sono suffragate da dati o riferimenti oggettivi (che, relativamente alle questioni sollevate, potrebbero essere reperiti in rete) … Sarebbe stato possibile e corretto documentare come e quanto i Commissari dei concorsi citati abbiano disatteso le regole di valutazione in uso nella Comunità scientifica. Tali regole in particolare prevedono l’esame delle pubblicazioni dei candidati, distinguendo tra articoli su riviste e comunicazioni a convegni, tenendo conto del numero degli autori di ciascun articolo e dell’ordine dei nomi, esaminando le citazioni reperibili nelle letteratura.”

2. “Quanto alla competenza dei candidati, va tenuto presente che la partecipazione a una ricerca di successo non implica il possesso delle conoscenze richieste a un ricercatore universitario impegnato in uno specifico settore disciplinare.”

3. “Il giudizio di mediocrità è pertanto ingiustificato e ingiustificabile.”

4. “Voglio sperare che il Dipartimento di Fisica dell’Università di Messina, i commissari e gli idonei dei due concorsi riceveranno le sue scuse.”

Se la professoressa m’autorizza, pubblico il testo integrale, è illuminante (cont.)