Chiacchiere su InnovAction

Ieri a Udine, per la fiera InnovAction. In corridoio, si discute di genomica “localizzata” con Paolo Gasparini dell’università di Trieste. Lo conoscevo di fama, è anche un medico ospedaliero e ha una visione più ampia della maggioranza dei genetisti “umani”. Studia lo stile di vita, oltre ai geni, di popolazioni omogenee in villaggi isolati, il cui albero genealogico è documentato da mezzo millennio. L’omogeneità è “in estinzione,” dice.

A pranzo, discussione sugli Ogm con Michele Morgante, univ. Udine, che ha partecipato al sequenziamento del genoma del Pinot nero. E’ irritato dall’incomprensione dell’opinione pubblica, scientificamente analfabeta. Ok, alfabetizziamola, ma quante lettere ha l’alfabeto di ogni disciplina? E quante sono le discipline?

Comunque è un buon allenamento per il dibattito – sugli Ogm – di questo pomeriggio al Museo di storia naturale.

InnovAction attira più gente della Fiera del Mobile, contenti gli organizzatori, scontenti gli automobilisti – per via del traffico – ma a cosa serve? Sul treno di rientro, se lo chiede anche Gianna Milano, una collega di Panorama. Fumo senza arrosto, gli investimenti nella ricerca languono lo stesso.

Gianna – come me – ha una gatta, e sul cellulare me ne mostra alcune foto mentre fa la pipì nel gabinetto. “Nessuno gliel’ha insegnato,” dice Gianna, “dev’essere una forma di emulazione. Poi invece di far andare lo sciacquone, gratta il sedile…”