I meccanismi di selezione – diceva un commento – non devono essere influenzati ancora più pesantemente da politici e industriali. E il commento dopo suggeriva di rifletterci (come su altri spunti). Per chi ne ha voglia, metto qui un po’ di materiale.
In Gran Bretagna è uscito The use of bibliometrics to measure research quality e s’è tenuta la consultazione per il Research Excellence Framework, con vivace dibattito. Ci sono problemi con tutti i meccanismi usati.
Citazioni: cf. l’articolo Researchers may play dirty e quelli precedenti del Times Higher Education Supplement.
Impact factor: cf. Per Seglen sul BMJ.
H-index, cf. wikipedia e la bibliografia. “Open access scientometrics”, cf. Stevan Harnad.
Alla rivista Scientometrics bisogna essere abbonati, ma qualche articolo è on line.
Se c’è un’influenza abusiva di politici e industriali sui meccanismi di selezione, ce n’è anche una legittima? A noi contribuenti, i politici dovrebbero garantire il buon uso delle tasse con le quali paghiamo le università e la ricerca pubblica; gli industriali – nel senso lato del “privato” – dovrebbero dar lavoro alla maggioranza di laureati e dottorati. Ecc.
Per il dibattito italiano sui criteri di merito, cf. per es. AA. VV., La ricerca tradita, Garzanti 2007; sull’intreccio tra scienza, soldi, società, sviluppo economico, Pietro Greco e Settimo Termini, Contro il declino, Codice 2007.
Se vi vengono in mente altri testi interessanti, li aggiungo. Grazie a Bianca dell’idea.