Spallanzani li osserva al microscopio nel 1776, li battezza tardigradi per via dell’andatura pacata, li congela a meno 20 gradi e non riesce ad ammazzarli.
Né ci riesce Paul Becquerel che nel 1950 li immerge in elio liquido a meno 270 gradi.
Né Raoul Michel May che nel 1964 li bombarda con 250 volte la dose di raggi X letale per noi.
Né Kunihiro Seki che dieci anni fa li schiaccia sotto una pressione di seimila atmosfere.
Né Ingemar Jönsson et al. dell’univ. Kristianstad, Svezia, che l’anno scorso ne appendono due specie fuori dalla stazione spaziale per dieci giorni, esposte alle radiazioni e al vuoto interplanetario. Una se la passa male, ma il Milnesium tardigradum va, torna e riprende a figliare come se niente fosse. Articolo sull’ultimo Current Biology e commento ammirato di Heidi Ledford su Nature.
Ho preso la foto dell’M. tardigradum (essicato, come quelli usati da Jönsson et al.) dal sito Baertierchen, appassionante. Ma come mai i tedeschi chiamano il tardigrado orsachiotto e l’inglese orso d’acqua?
CERN
Has the LHC destroyed the Earth?
Bis.
Premio di consolazione.