Crowd-sourcing e crowd-funding

Il Museo della scienza di Boston ha creato un sito dove si può indicare ora  data, luogo ecc. in cui si avvistano delle lucciole, insomma le informazioni utili per monitorarne il declino. Si potrebbe farne un mirror qui? Non costerebbe molto, servirebbero mecenati non per forza filo-sesquipedali, anche chi si ricorda di Pasolini.

Gianni de Fabritiis dell’università Pompeu Fabra, Barcellona, cerca utenti di Play Station3 che ne donino i tempi morti per simulare interazioni tra biomolecole. Gliene servirebbe un migliaio per formare un supercomputer, per ora ne ha trovate circa 400.

Se “la gente” accetta di raccogliere dati sul campo e di regalare il proprio tempo-CPU per elaborarli, potrebbe finanziare direttamente la ricerca, scrivevano Andrea Gaggioli e Giuseppe Riva in una lettera su Science del 12 settembre.
O la gente sa già di pagare la ricerca con le proprie tasse e si tassa ulteriormente solo se è interessata, cf. Telethon o SETI?

Non lo so, quindi aspetto con interesse i risultati degli esperimenti che Gaggioli e Riva – di tecnologia applicata alla psicologia, univ. Cattolica di Milano il primo, Istituto auxologico italiano il secondo ed entrambi proponenti dell’integrazione tra psicoterapia ed e-terapia – avranno sicuramente svolto prima di lanciare l’idea.