Patatine, noccioline e particelle

I media, ne sono certa, riferiscono ampiamente degli Ig Nobel attribuiti questa notte. Mi limito a fare i complimenti a Massimiliano Zampini dell’università di Trento.

E’ premiato insieme a Charles Spence dell’università di Oxford, per “aver modificato elettronicamente il suono di una patatina onde chi l’addenta la ritenga più fresca e croccante di quanto sia in realtà”. A prima vista fa ridere, ma l’articolo -“The role of auditory cue in modulating the perceived crispness and staleness of potato chips”, Journal of Sensory Studies, vol. 19, ottobre 2004, pp. 347-363 – dimostra che mangiamo anche con le orecchie.

Aiuti umanitari
Seriamente, adesso. Se collaborate con qualche Ong che opera nel Terzo mondo, dovrebbe interessarvi l’articolo di Martin Enserik su Science di oggi, a proposito di Médecins Sans Frontières che, nel Niger, ha deciso una distribuzione a tappeto di burro di arachidi per prevenire la denutrizione infantile.

Investimento sbagliato?
Avevo scritto sul quench capitato nel collisore e di Napolitano che s’era disdetto per la cerimonia di inaugurazione, finora unico dei 20 capi di stato a rappresentare i venti paesi che finanziano il CERN. Ho ricevuto solo mail come quello sotto. Chissà se tutti la pensano così…

“Da amante della scienza vera sono davvero contento che il nostro Presidente non partecipi all’inaugurazione del giocattolo LHC da 6 miliardi di euro (soldi di noi contribuenti). La fisica delle particelle infatti oramai più che un campo di ricerca è diventata una mucca da mungere per una certa lobby di fisici che hanno letteralmente perso la tramontana. Infatti, è appena partito, ma si è già rotto, che già al CERN si discetta sul giocattolo del 2025 che dovrà sostituire quello di adesso in quanto solo con quello del 2025, più potente ancora, si potranno studiare le proprietà del bosone tanto cercato. Quello di adesso al massimo potrà dirci che esiste, il bosone.
Nessuno (o pochi) si è mai chiesto: e se questo canale di ricerca fosse del tutto sbagliato? Di più: se gli stessi suoi presupposti fossero ancora tutti da dimostrare? E qual è il presupposto cardine: il modello cosmologico standard del Big Bang. Un modello questo sempre più in difficoltà puntellato ad hoc con energie  e materie oscure  e i cui propugnatori fanno a gara per ignorare le critiche fondate che li piovono addosso piuttosto che rinunciare alla torta dei fondi (si veda il caso Arp e la spiegazione alternativa alla red shift dei quasar).
Questa fisica è così astratta e degenerata che se anche scoprisse il bosoncino che sta affannosamente cercando non saprebbe nemmeno spiegarcelo se non “mostrarcelo” sotto un geroglifico fumoso  di formule e alle quali noi annuiremo come in un miraggio. La verità è che nemmeno i santoni del CERN sapranno esattamente se quello che “vedranno” è la preda che stavano cacciando. Semplicemente perché non tutto ciò che è logicamente possibile lo è anche concretamente e realmente. Non ci accorgiamo di trovarci in un ambito di ricerca dove servono degli “atti di fede” veri e propri per credere o meno in qualcosa (lo stesso Feynman bellamente affermava che chi crede di aver capito la fisica qauntistica mente; e quando si crede a qualcosa senza averlo capito è perché appunto si ha fede).
Sembrerà paradossale ma questa scienza tacita e sostituisce la ragione con la fede.
Ho nostalgia dei Galileo, dei Newton, degli Einstein, per non parlare dei Pasteur, dei Fleming  e di tutti coloro che con semplici mezzi hanno studiato la natura ricavando vitali ricadute per l’umanità (si pensi solo agli antibiotici).
Investiamo soldi per questo tipo di scienza! Il bosone di Higgs è solo un articolo di fede.