Cercavo l’articolo di Sergio Stagnaro su Plos Medicine, ma nel commento ha messo un link che non funziona e non lo trovo con il search. Passo a Plos One. Quante cose da leggere.
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Per prima, una ricerca di Edith Roussel et altri francesi sull’educazione dell’Apis mellifera e sulla divisione del lavoro nella sua società. I ricercatori hanno usato il bastone e la carota per vedere quale ne stimolava di più l’apprendimento e la memoria di quanto appreso. Morale: dipende dal mestiere dell’ape. Le bottinatrici imparano meglio dopo uno shock elettrico, le guardie no.
Domanda: perché sono più giovani e hanno ancora “poco cervello”?
Amici apicoltori, saltate il paragrafo Methods and Materials. Le “ragazze” hanno subito trattamenti orribili. Raffreddate in ghiaccio cinque minuti per intontirle, imbrigliate (harnessed) in singoli loculi, hanno riposato un’ora, poi sono state “esposte a una successione di 6 scosse elettriche aumentando il voltaggio da 0,25 a 8 volt.”
I ricchi fanno più maschi perché i maschi sono più ricchi
(Nell’elenco Forbes 2008 c’è anche Briatore, ma è ora di pranzo e non voglio far passare l’appetito a qualcuno.)
Elissa Cameron e Fredrik Dalerum dell’istituto di ricerca sui mammiferi, all’università di Pretoria, hanno studiato la discendenza dei miliardari inclusi nell’elenco 2008 della rivista Forbes: 71 femmine e 795 maschi. Ce ne sono di più, ma gli altri sono come Zuckerman, senza prole. Hanno tarato i dati per tener conto degli effetti della poliginia nel mondo arabo, e altri fattori culturali. Poi con Google hanno identificato il sesso della prole. (Da tener a mente: in media mondiale nascono un 51% di bambini e un 49% di bambine.)
Risultati:
-i miliardari di entrambi i sessi hanno il 60% di figli maschi
– i miliardari (maschi) addirittura il 65%: quelli nati così il 60%; quelli fatti da sé il 61%; quelli che avevano usato l’eredità per diventarlo, il 65%
– le miliardarie no. Quelle per nascita o vedovanza hanno il 52% di figli maschi; il 39% se si son fatte da sé; il 56% se hanno usato l’eredità per diventarlo.
Data l’esiguità del campione femminile, la sola percentuale forse significativa è quel 39%.
Gli autori sostengono che la loro ricerca ne ribalta altre e dimostra la famosa ipotesi di Trivers-Willard: per selezione naturale, in molte specie di mammiferi i genitori sono in grado di variare la sex-ratio della prole. Ho parecchi dubbi sui dati e sulle conclusioni. Sull’articolo no, è divertentissimo.