Ancora ratti

All’università della British Columbia a Vancouver, Fiona Zeeb e Catharine Winstanley hanno modificato l’Iowa gambling task, sostituendo i mazzi di carte e i soldi con quattro buchi con in fondo tante, poche o nessuna pastiglietta di zucchero. E ci hanno fatto giocare i ratti. In mezz’ora hanno imparato ad adottare una strategia razionale e che non conveniva puntare sui buchi con poche probabilità di vincite o perdite elevate (turni saltati, in questo caso) ma su quelli con vincite piccole ma più frequenti delle perdite, altrettanto piccole.

Insieme a Trevor Robbins di Cambridge, UK, le due autrici lo raccontano su Nature Neuropsychopharmacology (via BBC). Siccome la ricerca non voleva dimostrare l’intelligenza e la razionalità dei ratti, già accertate, bensì identificare le basi neurologiche della coazione al gioco d’azzardo, con Robbins hanno provato a modificare la biochimica cerebrale dei giocatori.

I ratti ai quali hanno somministrato un farmaco che riduce la serotonina in circolazione nel cervello, diventavano giocatori coatti e irrazionali. Con un farmaco che riduce la dopamina invece, ottimizzavano le vincite.

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