Mi sa che quando Ilaria Capua parla alle conferenze internazionali la guardano invece di ascoltarla, altrimenti i responsabili della sanità le darebbero retta e risparmierebbero sofferenze, tempo e soldi.
E’ stato tutto orecchi Declan Butler. Su Nature esce questo suo articolo pieno di “she says” e un editoriale che non la cita ma nel quale è facile riconoscere le idee che lei difende nell’Unione europea dal 1998 e oltre dal 2003: la necessità subito di un unico sistema di sorveglianza per tutte le influenze, e domani per tutte le zoonosi.
Offlu, la rete dei laboratori eccellenti della Fao e dell’Oie, l’organizzazione mondiale della sanità degli animali d’allevamento, di cui il suo fa parte, aveva raccomandato un monitoraggio serio degli allevamenti di maiali.
Per niente: in piena epidemia umana, sono finiti i finanziamenti dell’Unione europea per l’unico che c’era. Così l’A/H1N1 è una pandemia che coinvolge 76 paesi, e finora lo si è trovato all’origine di un’unica epidemia dei maiali in un allevamento dell’Alberta, in Canada. Eppure una rassegna di Gavin Smith et al. su Nature dice che nei maiali è per forza presente da anni. La loro sorveglianza è “volontaria”, alle apposite agenzie dell’Onu nessun aveva segnalato niente. Come aveva previsto Ilaria.
Be’, in febbraio – mesi prima che iniziasse l’epidemia di influenza suina – a una riunione riservata degli esperti dell’Oie, della Fao e dell’Oms, Ilaria aveva presentato i dati che stanno per uscire su PLoS Pathogens (in open access, ovvio). Mostrano che i suoi colleghi virologi umani s’illudevano pensando che i vaccinati contro le nostre influenze stagionali abbiano un’immunità ai virus di tipo H1, H2 e H3 degli uccelli.
Adesso sono tutti più preoccupati di prima. Il problema non è l’A/H1N1 com’è adesso, certo costa parecchio all’economia mondiale che oggi non naviga nell’oro, però tutto sommato fa poche vittime. Ma s’è già ricombinato con altri virus, bisogna impedire che ne acquisisca di peggiori, vale a dire bloccarlo alla fonte, as Ilaria says da anni, e l’editoriale di Nature da domani. E vaccinare i maiali, anche se Big Sausage farà di tutto per evitarlo: lo ritiene una spesa inutile visto che ne risentono poco.
Nota per gli apicultori
Su PLoS Pathogens, Jeffrey Pettis del laboratorio di apidologia al dip. Usa dell’agricoltura et al. pubblicano il genoma della Nosema ceranea, la muffa dell’ape asiatica che fa venire una brutta diarrea all’Apis mellifera. Rispetto alla Nosema apis che infetta solo la parete dell’intestino, questa penetra anche in altri tessuti.
Per ora la sequenza è “grezza”, anche perché è la prima per questo tipo di patogeno. Tra poco uscirà anche il genoma della Nosema apis, pare che il lab Pettis l’abbia già iniziato, e si capiranno meglio le difese rispettive della cerana e della mellifera.