Geo-ingegneria: la fiera dei piani B

Una robot-nave di Salter (il design andrebbe migliorato…)

A parte rari paesi come la Svezia, che ha tagliato le emissioni di CO2 equiv. del 10% dal 1995 (mentre il Pil cresceva del 50%, ma i costi non dovevano essere insostenibili per l’economia?) gli altri le aumentano, quindi si approntano i piani B.  A Manchester -aspirante culla di una seconda rivoluzione industriale – si teneva il festival internazionale delle idee salva-pianeta dal surriscaldamento. C’è una rassegna sul Guardian, che deve selezionare i 10 più plausibili. Che oggi si dilunga su Cquestrate, ma…

Cquestrate mira ad aumentare l’assorbimento di CO2 da parte degli oceani e a frenarne l’acidificazione, sciogliendoci della calce:

  • per produrre calce a partire dal calcare, e deversarla in quantità sufficiente nei mari, ci vuole energia a palate;
  • la conseguente produzione di bicarbonato di calcio non è affatto garantita;
  • si rischiano effetti collaterali, tipo quelli della fertilizzazione del plancton con limaglia di ferro e simili.

E’ la solita idea 1 causa = 1 effetto.

Il mio piano B resta la flottiglia oceanica di navi-robot a energia eolica di Stephen Salter per la parte ingegneria e John Latham per la parte clima. Producono una nebbiolina attorno alla quale si condensano nuvole bianche che riflettono meglio la radiazione solare. Tra i vari vantaggi:

  • l’effetto nebulofero è immediatamente reversibile – basta spegnere i nebulizzatori con il telecomando – al contrario degli effetti delle varie soluzioni geoingegneristiche proposte fin qui;
  • se non funziona – si fa presto a capirlo – le navi potrebbero essere destinate a raccolta rifiuti, ricerca scientifica, pattugliamento zone di pesca:
  • sorveglianza delle riserve marine naturali o santuari di balene, deterrenza della pirateria proiettando una nube attorno all’imbarcazione dei malintenzionati ecc.

Ma è ancora un po’ fantascienza, sigh.