Il visconte di Cambronne, che se n’intendeva.
In teoria, le parolacce sarebbero una reazione negativa che sottolinea e aumenta la percezione del dolore “catastrofizzandola”. E in pratica? Richard Stephens, John Atkins e Andrew Kingston pubblicano su NeuroReport di agosto un esperimento su 67 studenti di ambo i sessi (ma tre hanno dato forfait, saputo di cosa si trattava).
A ciascuno hanno chiesto di elencare 5 parole che direbbero se si pestassero il pollice con un martello e 5 parole per descrivere un tavolo. Hanno poi misurato il battito cardiaco degli studenti mentre tenevano una mano nell’acqua a temperatura ambiente per tre minuti. Dopo di che gliel’hanno fatta mettere in acqua ghiacciata dicendo loro di resistere il più a lungo possibile (max. 10 minuti) ripetendo una parola neutra o una parolaccia.
Quest’ultima era associata in media a una resistenza di 40 secondi in più, a una percezione ridotta del dolore – a quanto riferivano le cavie – e a un battito cardiaco più veloce. L’effetto era più marcato nelle studentesse alle quali le parolacce giovavano anche se “catastrofizzavano” con lamenti, smorfie ecc., ma facevano un effetto minore negli studenti che si comportavano allo stesso modo.
E poi si dice “femminuccia”…
Ne hanno parlato The Guardian; The Independent; The Telegraph; Newsweek; New Scientist; Time et al. e questo incoraggerà Stephens a proseguire le ricerche sull’alcol e la guida, o l’effetto della gomma da masticare…
Il catastrofato
E’ stato trovato un dagherrotipo di Phineas Gage, uno dei casi clinici più famosi della psichiatria, che da bravo ragazzo e lavoratore modello si trasformò in mascalzone sboccato fannullone infido sciupafemmine ecc. dopo che una barra da mine gli era entrata e uscita dal cranio portandogli via l’area corticale deputata all’inibizione dei comportamenti asociali.
Via Neurophilosophy.
Estinzione delle donne brutte (?!?)
Altro successo mediatico di una ricerca di Satoshi Kanazawa e Markus Jokela secondo la quale le donne diventano più belle – gli uomini mica tanto – e fanno un 16% di figli maschi e femmine in più, e 36% di figlie in più rispetto alla media della popolazione americana. Ci credo poco. Kanazawa è lo psicologo evoluzionista della London School of Economics noto per aver problemi con la statistica e la genetica. Quanto a Jokela è quello che cinque mesi fa pubblicava un’altra ricerca secondo la quale erano le personalità di tipo A (aggressive e determinate) ad avere un 15% di figli in più.
Via Gene Expression.