Frog Prince

.Oggi distribuzione di premi Lasker.  Quelli per la ricerca medica di base sono andati a John Gurdon, univ. Cambridge, quello che cinquant’anni fa ha “clonato” girini trasferendo al posto del nucleo di un uovo di rana quello di una cellula adulta della stessa rana o di altre (foto recente del “Frog Prince” – ha sempre avuto i capelli color carota).

Per decenni, pochissimi ricercatori sono riusciti a ripetere l’esperimento, i girini non sono mai cresciuti in rane, né in principesse azzurre. Nel 1996, la stessa tecnica è stata usata da Campbell, Wilmut & Co. per clonare la pecora Dolly (foto con figlio non clonato). E a Shinya Yamanaka, univ. Kyoto e California-San Francisco, che tre anni fa ha riprogrammato cellule adulte di topo e ne ha fatto delle staminali pluripotenti, quasi come quelle embrionali, aggiungendo una manciata di transgeni nel nucleo e un’altra di nutrienti nel brodo di coltura.

“One word: plastics”
Il titolo in versione originale. L’altro ieri era la giornata mondiale senza sacchetti di plastica in attesa di restar senza tutto l’anno. Questo pomeriggio se ne parlava al WWF, alla riunione sui programmi 2010, anno mondiale della biodiversità. A quando il giorno senza più polisterene espanso che si degrada in mare a 19 gradi soltanto?

Semi-freddo globale
Frustrata da un articolo trito del Washington Post, oggi cerco  previsioni controtendenza sul clima, così imparo qualcosa. Mi son letto questo “white paper” (non riferisce di una ricerca compiuta, ma di ipotesi per farne) di Mojib Latif e del suo gruppo, al Geomar di Kiel. E’ la prima bozza di un articolo che uscirà sul Meteorologische Zeitschrift forse  rimaneggiato, però illustra come si critica la ricerca. Non c’è ortodossia che tenga.

Il lavoro riguarda la prevedibilità di variazioni decennali principalmente nel Pacifico e nell’Atlantico Nord, come interagirebbero con le variabili atmosferiche e i ghiacci marini,  e come abbasserebbero nei prossimi 10 o 20 anni le temperature globali. Attenzione ai condizionali. Un problema dei modelli attuali è che calcolano le tendenze come minimo a 25-30 anni, e poi a 50-100 anni. Per ora le previsioni a medio termine sono carenti e un “modello Kiel” funzionante farebbe comodo.

Non intende sostituire i modelli basati sul radiative forcing dei nostri gas-serra, ma integrarli e correggerli, quindi non piacerà ai fautori della “balla”. E ancora meno a Maurizio M. perché dà per scontato un fatto al quale non vuol credere – rif. i suoi commenti sulle pecore scozzesi ristrette dal caldo: l’oscillazione nord-atlantica (NaoOna, questa volta, link italiano), un ciclo di alte e basse pressioni, incide sul clima.

Durante la World Climate Change Conference di Ginevra, alla domanda di un collega Latif rispondeva che la Nao potrebbe essere responsabile di buona parte del riscaldamento globale del trentennio passato. Gli altri climatologi ne dubitavano: non è chiaro se il suo ciclo s’inverte ogni 30, 20 o 10 anni, non sanno di un meccanismo che ne estenda gli effetti a tutto il globo, e non capiscono come mai dal 1880 – e dalle misure che tutti ritengono affidabili – l’alternanza trentennale o ventennale o decennale di caldo e freddo si manifesterebbe solo dal 1970.

Grazie a Fred Pearce, anche per i pettegolezzi sulla conferenza. Tra l’altro sta per arrivare in Italia, domenica è a Pordenonelegge con le sue Confessioni di un eco-peccatore.

Aggiunta
Oltre a fare la réclame al collega, dovevo segnalare che la prossima settimana a Venezia c’è il convegno sull’osservazione degli oceani, e tra i suoi white papers, due citano un sacco di ricerche che ridimensionano le ambizioni del “modello Kiel”. Il quale non è rivoluzionario, solo un riformista che dà più peso all’Ona. Rif. per es.per es. per farsi un’idea del contesto.