Gnocchi alla spirulina.
Sulla stazione spaziale si mangia così così. Incaricata di promuovere le tradizioni culinarie europee nel sistema solare, l’ESA fatica a trovare volontari per costruire una base sulla Luna finché la mensa non migliora. I piani per colonizzare Marte sono in forse perché dopo mesi senza la pasta al pesto ogni marcantonio si trasforma in modella anoressica che neanche riesce a sollevare le false ciglia, figurarsi un cacciavite.
Ma come narra un nuovo video dell’ESA, Cibare il futuro, scienziati, chefs e cavie sono partiti alla ricerca di pasti decenti.
Su Nature Chemistry, Nan Ding e Mercouri Kanatzidis descrivono un materiale bucherellato, fatto di strati di metal-solfuro – gallio, zinco e zolfo – intercalati con dimetilammina. Nell’acqua si richiude selettivamente sugli atomi di cesio 137 (radioattivo) come una pianta carnivora sugli insetti.
Come dice Robert Service, se le centrali nucleari usassero quella trappola per ripulire le scorie, quelle da stoccare sarebbero di meno e la bolletta aumenterebbe di parecchio: un chilo di gallio viene sui 15.000 dollari.
Almeno finché non si estrae sulla Luna o su un asteroide, a very profitable business, non c’è da uccidere i verdi come su Pandora. Resta da trovare come spedirlo qui – catapulte a energia solare? – per evitare le spese di trasporto.