Ieri sera al teatro Carcano e fino al 14, “Ragazze” di Lella Costa, prodotto dall’Irma, un montaggio di testi suoi e altrui.
All’inizio parte piano, lascia il tempo di capire la scansione data dalle immagini sullo schermo rotondo, nero ma trasparente al centro della pedana inclinata che lei percorre ogni tanto. Ai lati, due sedie minuscole in tanto spazio. Ogni tanto ricorda Isabelle Huppert nell’Orlando di Bob Wilson, per l’economia di gesti, la sicurezza da sola sul grande palco.
Come negli altri suoi monologhi viene da ridere, indignarsi, piangere, sempre a tradimento. Lei “canta” le donne, rivolta miti, cliché e il linguaggio come un calzino. Dopo una battuta, una digressione divertente, lirica o amara, si teme che perda il filo e noi, come Orfeo, Euridice.
Non succede, allora rischia di più fidandosi del pubblico. A un’idea che dipana a partire da una frase di Virgilio attacca “motocicletta 10 HP è tua se mi dici di sì”. Neanche il tempo di associarla a Battisti che recita versi di Rilke e di H.D. C’è qualcosa di scienza anche questa volta: “canta le donne” e il loro doppio cromosoma X con un riff attorno al paper di Nature sulle insolite capacità riproduttive delle Varanus komodoensis.
Conclude il musical per voce solista ballando il cancan di Offenbach, in gran forma. Come sua mamma, saranno gli X.