E’ il titolo di un paper che esce su Animal Behaviour di aprile. Anzi, il titolo intero è “L’osso è mio: aspetti affettivi e referenziali dei ringhi canini”.
Ricercatori ungheresi e austriaci hanno messo un cane per volta in una stanza dove c’era un osso e gli hanno fatto sentire i ringhi di altri cani (registrati) mentre difendevano il proprio cibo o reagivano alla presenza di un estraneo. I cani-cavia sono rimasti alla larga dell’osso solo nel primo caso, e l’esperimento ha dato lo stesso risultato a prescindere dalla stazza del cane registrato.
Secondo gli autori, sarebbe la prima dimostrazione che il ringhio viene modulato in funzione del contesto, ipotizzano che potrebbe anche essere falsificato appositamente per ingannare l’antagonista.
La rivista è di manica larga? C’è anche un esperimento norvegese sui cani da pastore che aggrediscono le pecore se sono in compagnia di un cane di altra razza che le aggredisce anche lui. In compagnia di uno meno aggressivo, lo fanno un po’ di meno, ma così poco che il risultato richiede altre ricerche per renderlo significativo.
Speravo di trovare un pesce d’aprile, sigh…