Ristrette dal caldo, ma sbiadite?

Sembra un déjà vu, ma è un sequel.

Sulle Biology Letters, Jake Gratten (et al.) aveva riparlato delle pecore Soay di St, Kilda, nelle Orcadi, e del loro adattamento o meno al cambiamento climatico. Non metteva in discussione il paper di Coulson, Clutton-Brock et al. per i quali durante un trentennio di inverni miti s’era ridotta la mortalità infantile, la popolazione era aumentata e gli adulti rimpiccioliti, essendo di più a condividere risorse limitate.

Gratten(et al.) ritiene che siano collegati tra loro i geni della stazza e del colore, e che prevalga la selezione di pecore piccole e chiare perché avere le ossa grosse non dà vantaggi in termini di fitness riproduttiva. Quindi litigava con Shane Maloney (et al.) per il quale un manto scuro tiene più caldo, e l’aumento delle pecore chiare a St. Kilda risultava da una selezione climatica.

Oltretutto, Graffen aveva trovato un calcolo sbagliato nel paper, e visto il modo in cui vengono spulciati le affermazioni legate al riscaldamento globale, scriveva che conveniva essere un po’ più seri.

Però nelle Orcadi fa sempre freschino, mi sa che nemmeno la correlazione proposta da Maloney regge, anche se continua a difenderla e a prevedere che a St Kilda nel 2054 le pecore scure saranno calate del 50%. Forse entrambi dovrebbero rileggere Coulson et al. Dopo il 2004 e inverni più rigidi, scrivevano, le pecore erano tornate più grosse. Le avevano pesate. Aspetto che Graffen e Maloney vadano là con il pantone, a controllare se le giovani sono scurite.