Ieri sera gli ascoltatori di radio pop non parevano preoccupati dal nuovo batterio, e quasi tutti condividevano il parere di Marcello Buiatti. Purtroppo è potuto intervenire al microfono aperto solo nell’ultima parte, ma era un bel finale. Grazie a Paolo che ieri in un commento mi aveva segnalato un’intervista al prof…
Copertina spiritosa e panoramica dell’Economist sul lavoro di Daniel Gibson, Craig Venter & Co – detto “l’approccio cracca-un-cadavere” (hack-a-cadaver approach) – e su altri esperimenti. Come quelli di Jack Szostak a Harvard per creare una “vesicola reattiva”, una membrana primordiale simile a quella che potrebbe aver dato origine alla vita. E di George Church, sempre a Harvard, per fare dei ribosomi. Entrambi essenziali alla costruzione una forma di vita, minimalista, di sintesi.
Nessun accenno agli organismi sintetici progettati dalla Difesa americana (vedi post del 10/2). Che l’Economist non ne abbia visto il budget per l’anno prossimo? E che non l’abbia visto neanche il Potus? Non sarà così ipocrita da chiedere un consulto bioetico per un batterio civile e non per organismi militari ben più complessi, vero?
Craig Venter vorrebbe ingegnerizzare alghe unicellulari. Commento:
Il passo dai batteri unicellulari alle alghe unicellulari può sembrare breve. Ma le alghe sono dall’altro lato del grande confine della vita, tra le creature con un solo genoma semplice, un grosso anello di Dna nella cellula, e quelle i cui genomi sono per lo più sequestrati in un nucleo tutto loro e spezzettati in tanti cromosomi. Il secondo gruppo comprende animali, piante, funghi e alghe. Con tutti il rispetto per i batteri, che sono notevolmente innovativi e spettacolarmente durevoli, le creature che hanno imboccato la strada nucleare sono molto più interessanti, non ultimo perché l’Homo sapiens ne fa parte.
Con tutto il rispetto per animali, piante, funghi e alghe, i batteri riescono a sopravvivere negli ambienti più disparati, acidi e basici, deserti, paludi, miniere di uranio e permafrost, dai meno 80 ai più 120°, le altre creature no.
Su Nature gratis, le riflessioni di otto esperti* che da tempo si occupano di biologia sintetica e delle sue ripercussioni, tra cui Arthur Caplan che undici anni fa presiedeva il comitato di bioetica al quale Venter aveva chiesto un parere vincolante prima di provare a fare un Mycoplasma laboratorium. Caplan ne parla quasi come fosse figlio suo. Forse è venuta in mente a lui la citazione di Joyce iscritta nel Dna che fa da marchio al neonato
To live, to err, to fall, to triumph, to recreate life out of life.
*Nessuna donna.
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L’Economist segnala “La bella e la bestia: i meccanismi di selezione sessuale tra gli umani”, una ricerca di David Puts, antropologo all’università della Pennsylvania, uscita su Evolution and Human Behaviour. Contraddice la visione prevalente da Darwin in poi secondo la quale sarebbero le femmine a selezionare tratti maschili di dominanza sugli altri maschi. Secondo me non è vero, ma sono di parte, e neppure secondo David Puts. Conclusione:
Una mente moderna resta turbata dai vecchi stereotipi di cavernicoli violenti che combattono con la mazza mentre una donna passiva e allusivamente impelliciata aspetta impotente il vincitore che se la prenderà. Ma il dott. Puts sottolinea che la biologia evoluzionistica non è un destino. A dispetto del nostro passato, nelle società moderne uomini e donne scelgono liberamente i propri partner. Tuttavia capire le pressioni evolutive che hanno fatto degli uomini quelli che sono potrebbero aiutarci a capire la violenza maschile, compresi omicidi, maltrattamenti domestici, stupri di gruppo e forse anche la guerra.
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Ouais… sarebbe meglio se ci aiutassero a fermarla, a capirla si fa sempre in tempo.