Tornata ieri sera dall’assemblea di Action Aid, da stamattina frastornata, anche se sono decenni che militanti pacifisti vengono uccisi da soldati israeliani. In Israele ci sono state manifestazioni di dissenso, e almeno un parallelo con la nave Exodus. E manifestazioni di consenso, per accompagnare la propaganda governativa che chiama un convoglio umanitario “navi dell’odio”, i militanti dell’IHH dei “terroristi”, il massacro un’azione contro “un’invasione armata”.
Armata di “biglie, fionde e bastone” scrive il corrispondente militare di Ynet che era a bordo di una delle navi israeliane durante l’assalto, e definisce “Violenta imboscata in mare” la resistenza degli attivisti (via Promised Land).
E’ una follia aggredire una nave turca quando la Turchia è l’unico paese a maggioranza musulmana con la quale Israele ha buoni rapporti diplomatici, dice un commento sul sito di Haaretz (via Il post), e poi:
Hamas e anche l’Iran e gli Hezbollah, hanno imparato da tempo che l’embargo israeliano contro Gaza è la più sofisticata e potente arma che possono usare contro lo stato ebraico. Qui in Israele, dobbiamo ancora capirlo. Non stiamo più difendendo Israele. Stiamo difendendo l’assedio di Gaza. E l’assedio sta diventando il nostro Vietnam.
Non il Vietnam, i vietnamiti avevano alleati e non era erano intrappolati in enclave murate sulla propria terra. E non solo l’Iran, Hamas e gli Hezbollah. Né solo l’embargo, anche la brutalità disumanizzante – per tutti – praticata nei territori occupati.