Acciughe nella tempesta


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Su incarico del parlamento, il governo neerlandese aveva  incaricato l’Agenzia nazionale per la valutazione degli impatti ambientali (BPL) di nominare, sotto la supervisione della Real Accademia delle Scienze, una commissione indipendente incaricata – mi seguite? – di spulciare riga per riga le conclusioni della Sintesi per i policy-makers e il volume II (impatti regionali del cambiamento climatico) del IV rapporto Ipcc. La commissione doveva elencare le cantonate e indicare come evitarle in futuro. Ha consegnato il proprio rapporto, conclusione: il vol. II è stupendo ma perfettibile, gli errori pochi e irrilevanti.

Le cantonate (pag. 36 dello spulcio)
– Europa: il 26% del territorio neerlandese sta sotto il livello del mare, non il 55% come hanno scritto gli autori ricopiando fedelmente il dato trasmesso dalla BPL, ups.
– Asia: i ghiacciai dell’Himalaya non scompariranno entro il 2035;
– Africa:  il “calo del 50-60%” attribuito alle zone di riproduzione delle acciughe riguardava il pesce invece dei “venti estremi e la turbolenza oceanica”; gli africani esposti al rischio di carenza d’acqua erano tra 90 e 220 milioni, ma nella Sintesi tra 75 e 250 milioni;
– più tredici “errori minori” tra refusi, referenze bibliografiche e scritte sui grafici sbagliate o incomplete.

I rimedi
Le raccomandazioni sulla scelta degli autori, dei papers da includere, della letteratura “grigia”, la trasparenza ecc. somigliano a quelle esistenti. C’è un appello al “crowd sourcing” usato dalla commissione: non è servito granché, hanno scritto quasi soltanto i bigoilisti e per lo più OT (1).

Raccomanda di spiegare nella Sintesi (la parte rivista dai delegati governativi) come sono state  raggiunte le conclusioni perché in 7 casi su 32 non corrispondono esattamente a quanto scritto nel vol. II. E anche se i governi hanno chiesto che il IV rapporto si occupasse degli impatti negativi (così da attribuirsi il merito di quelli positivi, dico io), nella Sintesi vanno elencati tutti quelli descritti nel vol. II. E soprattutto ci vuole un controllo di qualità: bisogna pagare dei correttori di bozze e dei redattori specializzati in materie scientifiche, invece di affidare il lavoro a incompetenti, anche se volonterosi.

Chris Field, del Carnegie Dept. di Stanford e redattore-capo del prossimo volume II, è raggiante:

Trovo molto valido il suggerimento di retribuire personale che affianchi gli autori Ipcc nel garantire un attento controllo di qualità per ogni affermazione.

Hanno rivisto le bozze correttori generici e gli autori, cioè scienziati abituati a farsi sistemare la prosa da professionisti? Lo sospettavo.

(1) Vedi prossimo post, poi vado a lavorare.