Negli Stati Uniti, da quando c’è il nuovo POTUS, per dirigere un’agenzia pubblica bisogna firmare un “Impegno etico”, oltre a dichiarare come si sono eliminati – o si stanno eliminando – i possibili conflitti d’interesse. Così ha fatto l’anno scorso Charles Bolden, ex astronauta, ex businessman e generale dei Marines, per diventare amministratore della NASA.
A giugno però, l’Orlando Sentinel ha rivelato che Bolden aveva cercato di bloccare un finanziamento della Marina al progetto Offshore Membrane Enclosure for Growing Algae (OMEGA), una serie di esperimenti dell’Ames Research Center della NASA, per far produrre carburante alle alghe. Questo dopo aver ottenuto il parere negativo della Marathon Oil del cui consiglio di amministrazione aveva fatto parte nei sei anni precedenti e di cui possiede azioni per circa mezzo milione o un milione di dollari.
A luglio, l’ufficio legale della NASA non ci ha trovato nulla di male: Bolden non aveva infranto alcun regolamento né doveva chiedere il parere preventivo dell’Ispettorato generale della NASA. Ma Simon Pete Worden, il direttore dell’Ames, un ex prof di astronomia e generale dell’Aeronautica in pensione, ha chiesto un’indagine dell’Ispettorato, che ieri ha pubblicato i risultati in Alleged ethics violation by the NASA administrator involving Marathon Oil Corporation. Conclusioni:
I contatti di Bolden con la Marathon hanno prodotto l’apparenza di un conflitto d’interesse. Anche se non ne abbiamo trovato alcuno, il suo comportamento ha suscitato preoccupazioni sia all’interno che all’esterno della NASA, sulla possibilità che la sua gestione di OMEGA sia stata influenzata impropriamente da una grossa società petrolifera di cui detiene una quantità sostanziale di azioni.
Bolden ha ricevuto un ulteriore counseling etico per quanto riguarda gli obblighi contemplati nell’Impegno e si è astenuto dall’intervenire nelle questioni riguardanti OMEGA. Lo riteniamo appropriato e sufficiente rispetto a quanto emerso dalla nostra indagine.
Dubito che tutti lo trovino appropriato e sufficiente. Tra gli email scambiati dai vari protagonisti e pubblicati nel rapporto, ce n’è uno di Worden a Lori Garver, vice-direttrice dell’Ames e responsabile di OMEGA:
Nell’interesse di un governo aperto e della trasparenza, credo che la mia gente abbia il diritto di sapere con chi Charlie [Bolden] ha parlato e la base delle loro critiche, per poterci rispondere. Questo, francamente è la NASA al suo peggio e non mi piace. E’ il “good ole boy” network al suo peggio, indegno della NASA e di questo governo. C’è qualcosa che posso fare? Mi sembra che accada molte volte. Charlie parla con “qualcuno” che conosce, spesso un astronauta. E siamo “condannati” senza conoscere né le prove né l’accusatore, e senza un debito processo.
So che sei frustrata anche tu. Ma questa è la NASA “Senza mai una risposta schietta” che siamo venuti a riparare. Almeno Griffin [il precedente amministratore] ci concedeva il diritto di difenderci in una discussione sui fatti tecnici e con i conflitti d’interesse messi sul tavolo.
Nel frattempo, stiamo raccogliendo i dati tecnici per controbattere. Ma per farlo in modo professionale, devo conoscere i “fatti” usati contro di noi.
Che OMEGA sia un progetto valido o meno, nell’interesse della trasparenza forse il governo dovrebbe decidere se la NASA è un ente di ricerca pubblico o un pezzo del “complesso militare-industriale” come diceva il presidente-generale Eisenhower?