Lifting

Nature è  molto ringiovanito.

Oca’s Digest
L’articolo da copertina riguarda l’evoluzione del Plasmodium falciparum, che combinazione. Il gruppo di Beatrice Hahn ha analizzato i geni dei vari plasmodi trovati in “campioni fecali” – e questi in apposite “banche”, ma non sarò io a fare battute di cattivo gusto – di 1.827 scimpanzé, 803 gorilla e 107 bonobo. Dal DNA mitocondriale, risulta che sono infetti da almeno nove plasmodi diversi e, tutti meno uno, del sottogenere P. Laveriana.
Il P. falciparum invece c’è solo nei Gorilla gorilla occidentali, del Congo, del Camerun e della Repubblica centrafricana. Quasi identico a quello trovato nei campioni fecali umani, che mestiere, indica che il nostro avrebbe una singola origine.

Ma resta poco chiaro quando il P. falciparum del gorilla sarebbe penetrato nella popolazione umana e se le attuali popolazioni di grandi scimmie rappresentano una fonte di infezione umana ricorrente (…) E’ stato suggerito che la scarsa diversità osservata nel P. falciparum umano sarebbe dovuta a una recente spinta selettiva. I nostri dati suggeriscono invece che quel collo di bottiglia o “evento Eva” è stato la conseguenza della trasmissione inter-specie di un parassita del gorilla, evento difficile da datare senza date affidabili con le quali calibrare gli alberi filogenetici del Plasmodium. Stime precedenti della sua evoluzione poggiavano in gran parte sull’idea che la divergenza tra P. falciparum e P. reichenowi era avvenuta nel periodo della divergenza tra gli antenati degli umani e degli scimpanzé, un assunto che oggi risulta infondato.

Gli antenati l’avranno preso da pidocchi o piattole o altre creature da pelliccia che condividiamo con il gorilla, immagino, dal punto di vista meccanico la proboscide delle zanzare non mi pare adatta.
Vettore a parte, per chiarire la faccenda dell’origine bisognerebbe sequenziare tutte le varianti nel genoma del P. falciparum estratto da campioni fecali umani prodotti nei 108 paesi dove la malaria è endemica. Quello sì che servirebbe per salvare il milione di bambini uccisi ogni anno dalla “follia ideologica” di noialtri ambientalisti. Non sono le zanzare a causare la malaria, come vogliono far credere il signor Giardini e i suoi ammiratori. Anche se il DDT le ammazzasse tuttora, non eliminerebbe il plasmodio. Come gli è successo nel corso dell’evoluzione, un altro vettore lo troverebbe di sicuro.

Tipping points
John Drake e Blaine Griffen hanno fatto un modello per prevedere il tasso di estinzione delle specie a partire  dai “primi segnali d’allarme” dovuti al degrado dell’ambiente e l’hanno testato con esperimenti di laboratorio sulle pulci d’acqua. Molto raccomandato a Gianfranco Bologna e altri che nelle Ong lavorano sul tema, in particolare la parte su come estrarre quei segnali dalla variabilità naturale e altri rumori di fondo, da discutere con il comit. scientif.

Phil Jones come Superman
Nonostante le persecuzioni subite dopo il Climategate, il direttore scientifico della CRU et al. pubblicano la scoperta che 40 anni fa, su un bel po’ del nord Atlantico la temperatura è calata bruscamente di 0,3°C . Quirin Schirmeier spiega l’importanza del paper. Bravo, bene, bis che ai bigoilisti gli s’innalza il livello degli ormoni da stress.
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A proposito di stress
Sul prossimo numero di Ventiquattro,  escono alcune ricette – ispirate all’Artusi del ramo – per cucinare fonti alternative di proteine animali. Purtroppo non avevo visto la ricerca di Hawlena e Schmitz sui PNAS e quella su American Naturalist non era ancora uscita. In sostanza, concordo con Emma Marris: le cavallette stressate non sono adatte nemmeno come concime. Ad eventuali lettori e lettrici del mensile, suggerisco di procurarsele dove le loro verdure preferite sono abbondanti.

Preferite dalle cavallette, nè.
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