Mini-ciclotrone 4

Sembra quasi un Ficus benjamina.

Per gli ascoltatori di Pop. network: Terra Madre era affollata di contadini e contadine, ma non di scienziati, oggi vi tocca un po’ di ricerca in tema.

Il 19 ottobre è uscito l’articolo di Aiguo Dai della NOAA “Drought under Climate Change“, una rassegna delle siccità del scorso millennio aggiornato al 2008. Tenuto conto delle oscillazioni nelle correnti oceaniche che hanno effetto soprattutto in Africa, il riscaldamento dagli anni ’80 in poi ha aumentato la “domanda evaporativa” e contribuito alla diminuzione dell’umidità del suolo.

Per il futuro, le proiezioni – senza tagli alle emissioni di gas serra – dipendono dai modelli che vanno migliorati d’urgenza, quelli attuali sono penosi: indicano siccità prolungate, e piogge intense ma brevi qua e là, con troppi margini d’incertezza.  Visto l’andazzo fino adesso, è consigliato agli abitanti di Stati Uniti (salvo l’Alaska), Europea meridionale e attorno al Mediterraneo in generale, Asia del sud-est, Brasile, Cile, Australia e Africa di chiudere bene i rubinetti (dico per chi ce li ha). Riassunto.

In realtà, i rubinetti li stiamo aprendo più di prima e svuotiamo velocemente le falde in tutto il mondo, secondo uno studio di Marc Bierkens dell’università di Utrecht e altri ricercatori. Quell’acqua contribuisce a innalzare di un quarto circa il livello del mare (0,8 mm su 3,1 all’anno), più o meno quanto lo scioglimento dei ghiacciai. Rappresenta anche il 30% dell’acqua usata in agricoltura e a questo ritmo rischia di finire presto. Le falde antiche -paleo aquifers – si ricaricano, ma ci mettono decine di migliaia se non milioni di anni.

Il governo yemenita, che ha già i suoi problemi, ha commissionato alla McKinsey un rapporto sulle risorse idriche per la capitale, Sanaa: potrebbero esaurirsi entro il 2025. Non ci sono fiumi permanenti, piove poco (o troppo in una volta sola), il 90% dell’acqua disponibile serve a irrigare la monocultura nazionale: il qat

Update:
Un po’ di fonti sulle paleo-falde come quelle che alimentano Sanaa e sui loro problemi
L’acqua fossile e i nuovi accordi internazionali per spartirla
Roger Pielke Sr. si preoccupa per l’impatto sul clima
Il Great Man-Made River Project in Libia
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Altro innalzamento
Detto questo, il maltempo sull’emisfero nord ha fatto salire i prezzi dei cereali, ma l’International Food Policy and Research Institute (IFPRI) non prevede che si ripeta la crisi del 2007-2008, e le rivolte per il pane che l’hanno accompagnata. Però mette cinque condizioni, poco realizzabili secondo me.
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Lieve abbassamento
l’IFPRI ha anche pubblicato l’indice globale della fame 2010, arriva sempre un po’ in ritardo quindi misura i progressi compiuti tra il 2003 e il 2008. In Africa ce ne sono stati pochi, anche se è andato un po’ meglio in Angola, Etiopia, Ghana e Mozambico.
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