La prima puntata, frou-frou, è su Oggi scienza.
Il prof. Giuseppe Levi e il dott. David Bianchini hanno messo sul blog Journal of Nuclear Physics le misure fatte durante gli esperimenti con il “reattore Rossi” (secondo Giuseppe Levi) o “amplificatore di energia” (secondo David Bianchini, sul modello del Rubbiatron) o “scatola nera” (usato dall’ing. Andrea Rossi per presentarlo ai giornalisti) o “catalizzatore di energia” (preferito dal prof. Sergio Focardi che ne è il coinventore e ci lavora da quasi vent’anni).
I risultati sono un tantino inficiati da strumenti di misura inadeguati e dall’assenza di informazioni sulla “scatola”. In breve, ci sarebbero entrati 600 watt i quali avrebbero innescato la fusione di protoni d’idrogeno e atomi di zinco, la quale avrebbe prodotto 12.000 watt, scaldato l’acqua circostante a circa 100 °C con fuoriuscita di vapore.
Lo schema riprodotto nel report di Giuseppe Levi si discosta un po’ dal reattore da fusione fredda, presentato alla stampa nel 1994 da Sergio Focardi e Francesco Piantelli. Sembra che il prof. Piantelli ne abbia derivato una pila nucleare a freddo, la cui costruzione sarebbe ostacolata da un complotto politico-industriale.
Conclusione del prof. Levi:
La quantità di elettricità ed energia prodotta durante entrambi i test è davvero impressionante e, insieme allo stato auto-sostenuto raggiunto durante il test 1, potrebbe indicare che il sistema funziona come un nuovo tipo di fonte di energia. La breve durata dei test suggerisce che è importante condurre esperimenti più lunghi e completi. Verrà progettato un programma scientifico appropriato.
Conclusione del dott. Bianchini:
Entro i limiti degli strumenti suddetti, le misure non mostrano differenze significative nei valori misurati rispetto al fondo di radiazione ambientale. Inoltre:
– l’assenza di un campo di neutroni osservabile nel fondo di radiazione non consente l’analisi dosimetrica per un confronto con i valori di calibrazione dello strumento,
– i valori medi e massimi misurati non si scostano da quelli del fondo ambientale.
Commento del fisico tantrico-quantistico Nick Herbert (grassetto mio):
Dato che l’esperimento F-M è così robusto e produce chilowatt, non solo calore anomalo, vari esperimenti si suggeriscono da sé.
Il più ovvio è di prendere una quantità minima di nichel, misurare l’abbondanza dell’isotopo in uno spettrometro di massa, procedere con l’esperimento per il tempo necessario a esaurire il carburante, qualunque esso sia. E misurare la curva declinante d’energia, ovviamente.
Poi con una seconda spettroscopia di massa del carburante esausto, scoprire quali isotopi di nichel sono stati usati e quali di rame sono stati creati (o meno). Questo semplice esperimento basterebbe a dirci parecchie cose su quanto potrebbe accadere all’interno del reattore e darebbe evidenze molto solide da masticare ai teorici.
Io non investirei in quella macchina finché i risultati di questo esperimento semplice e ovvio, o una sua versione, non fossero ottenuti con l’elevata precisione che la moderna tecnologia di laboratorio consente normalmente di raggiungere in questo tipo di misurazioni.
Risposta dell’”ing.” Rossi
Dear Mr. Nick
Mentre proseguono i nostri test sul modulo all’università di Bologna, stiamo completando la costruzione di un impianto da 1 megawatt. Pensiamo che entro la messa in opera dell’impianto, per la sua presentazione avremo maturato pienamente la nostra strutturazione teorica degli effetti.
Warm Regards
Dopo il Petroldragon, il Rossitron?