Mini-ciclotrone 20 – centrali nucleari in Giappone

Per ascoltatori di popolare network.

In questi giorni se n’è parlato di corsa e senza allarmismi. Come al diretùr di radio pop, mi sembra che la catastrofe naturale sia già abbastanza drammatica. Nelle centrali di Fukushima Daiichi, Fukushima Daini, e di Onagawa ci sono feriti, irradiati e dispersi, ma i dati sono ancora frammentari. Domattina, faccio il punto. Link alle fonti ufficiali per farselo da soli:
l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (il direttore Yukiya Amano è giapponese);
– la World Nuclear Association per gli aggiornamenti;
– Il Japanese Nuclear Program, solo per il tipo di centrali e dove sono.

Non mi fido della Tokyo Electric Power Company (TEPCO) che gestisce le prime due centrali, né della Tohoku Electric Power Co. che gestisce la terza. Finora, dopo i terremoti hanno pensato prima a contenere le fughe di notizie e poi quelle delle radiazioni, peggio di Electricité de France.

Riassunto
Fukushima I (Daiichi): il refrigerante e l’acqua dolce non sono serviti a raffreddare i tre reattori che si erano spenti automaticamente (la reazione si ferma, ma bisogna continuare a dissiparne il calore), si prova con acqua di mare. Nel reattore 1, senza sapere il livello raggiunto, sono rotti i manometri. Si sono dovute aprire le valvole dei contenitori – il “core” dove le barre di uranio sono nell’acqua – per farne uscire vapore. Il rischio resta alto in due reattori perché si accumula idrogeno, quello che aveva causato l’esplosione sabato mattina nel reattore 1. Il vapore radioattivo è spinto dal vento verso nord-est e l’Alaska, finora le persone controllate hanno ricevuto dosi non gravi.

I sei reattori sono entrati in funzione tra il 1967 e il 1971, i tre più recenti erano chiusi per manutenzione e gli altri – unità 1 dove c’è stata l’esplosione, 2 e 3 – si erano spenti automaticamente, ma senza sistema di raffreddamento funzionante sono tutti e tre nei guai.  Dovevano essere “decommissionati” in marzo.

Fukushima II (Daini): non c’è stata alcuna esplosione  e i contenitori dei quattro reattori (dei primi anni ’80) dovrebbero essere integri, ma i problemi sono gli stessi e anche qui si devono aprire le valvole per lasciare uscire il vapore.
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Onagawa: ci sono tre reattori del 1984, del 1995 e del 2002, anche questi ad acqua bollente come a Caorso, ma la pressione è circa 50/60 volte maggiore, con problemi da anni. L’incendio c’è stato nelle turbine che mandano il vapore in parte nel condensatore dove, normalmente, si raffredda e ritorna come acqua nel reattore, e in parte a un generatore di elettricità. Anche qui, la chiusura automatica richiede un raffreddamento “manuale” per così dire, perché anche i generatori d’emergenza per pompare acqua sono stati danneggiati.

Tokai I e II (ht Riccardo): la prima centrale costruita in Giappone, oggi con 11 reattori. Per almeno uno si è rotto il sistema di raffreddamento, due generatori diesel su tre sono guasti. Stesso sito di Tokaimura, l’impianto di arricchimento dell’uranio dove nel 1999 c’è stato un brutto incidente dopo un risparmio sul personale.

Scientific American: Come si raffredda un reattore ad acqua bollente.
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