Mini-ciclotrone 23 – Dopo Fukushima – I


Grafico di New Energy Finance 2010, Bloomberg (m’ero dimentica il link, grazie Ugo B.)

Sì, anche domattina facciamo il punto, per poi cercare di mettere l’energia nucleare nel suo contesto e in quello di alcune crisi incrociate.

In Giappone, è probabile che tra un anno le 4 centrali della TEPCO (1) chiuse in automatico verranno riaperte, ma non i 6 reattori di Fukushima – 1 decommissionati, quattro sono condannati comunque, gli altri due inutilizzabili per la contaminazione (troppo pericoloso per gli addetti).

Senza scoperte sensazionali, batteri e alghe che catturano gli isotopi radioattivi per esempio, la bonifica richiederà dai 40 ai 60 anni e da 1,5 a 4 miliardi di euro. Una stima basata sui danni finora noti a un singolo reattore. Per i costi di smantellamento di una centrale e di ripristino dell’ambiente in condizioni normali, rimando a Wikipedia.

Per farsi un’idea
A 25 anni dal disastro di Cernobyl, il sarcofago del reattore esploso perde i pezzi e la bonifica non è ancora iniziata. Costo previsto per la sola arcata di contenimento che una volta costruita permetterebbe l’inizio dei lavori: 1,4 miliardi dollari. Per ora i paesi donatori hanno promesso 800 milioni.

(1) Se TEPCO non fosse stata un’azienda privata  avrebbe prodotto elettricità alla stessa frequenza delle concorrenti sulla costa Ovest, e queste potevano fornire buona parte del 28% mancante (Fukushima1 rappresentava l’1,8% della produzione giapponese di elettricità), non ci sarebbero black out sulla costa Est, il resto della ricostruzione procederebbe più spedito.)

Nuclear Renaissance
Tutti si chiedono quanti paesi rinunceranno a costruire altre centrali nucleari. Dipende solo in parte da noi consumatori dei paesi ricchi; potremmo decidere di diminuire i consumi lo stesso, magari incitati dalla crisi economica, anche perché il kW/ora ci costa quasi il doppio di quanto scritto sulla bolletta. Tutte le fonti di energia sono sovvenzionate. Nel 2009 i combustibili fossili lo sono stati con 312 miliardi di dollari; il nucleare: 15 miliardi; le rinnovabili: 10 miliardi: le biomasse: 5 miliardi.  Fonte World Energy Outlook dell’International Energy Agency.

Senza contare, per ciascuna fonte, le sovvenzioni per i costi “esterni”, sicurezza, guerre, bonifiche dopo disastri vari, costi sanitari per malattie derivanti dall’inquinamento e gli impatti economici e ambientali sull’agricoltura e quelli sul clima.

Dopo
Come molte previsioni sui consumi energetici da qui al 2030, anche Exxon Mobil prevede una stagnazione della domanda nei paesi dell’OECD e un aumento del 35% per via dello sviluppo dei paesi non OECD. Fonte sospetta, direte voi, ma interessante proprio per quello.  Per quanto riguarda la produzione di elettricità queste sono le previsioni dell’EIA (riassunte nella figura 6).