Ricomparsa del metano e previsioni

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Una previsione dei modelli climatici è che via via che il mare si scalda e il permafrost rammollisce liberano il metano imprigionato sotto forma di clatrati. Per fortuna, pareva sbagliata: dall’inizio del secolo il metano in atmosfera era stabile, forse un pochino in calo. Poi sono uscite

– le ricerche della grandiosa Natalia Shakhova lungo le coste della Siberia – vorrei vedere a far misure e prelievi da quelle parti certe mammole che “guardano il clima dalla finestra”,
– altre in profondità attorno alle Svaalbard e alla Nuova Zelanda,
– un modello del massimo termale Paleocene-Eocene che sarebbe avvenuto in due tappe a 50 anni di distanza proprio per il metano eruttato.

Gli indizi collimano, la previsione pare meno sbagliata. Altre info in Wakening the Kraken, il titolo scelto da Skeptical Science per farsi dare del catastrofista dal maggiordomo della Marchesa.

In atmosfera il metano dura molto meno ma riscalda molto di più della CO2, e il riscaldamento è solo uno dei cambiamenti in corso:

– in 23 anni di misure satellitarie, gli australiani Young, Zieger e Babanin trovano un aumento della velocità dei venti e, in parte, dell’altezza delle onde oceaniche, in crescendo quando ci si allontana dall’Equatore;

– l’aumento della temperatura accelera il ciclo idrico di evaporazione e precipitazione, lo confermano Mark Clementz e Jacob Sewall, dell’università del Wyoming a Laramie, un posto da western. Non esce dall’Ivy League, ma il paper è proprio carino. E’ anche tipico delle ricerche che a prima vista con  il clima c’entrano con i cavoli a merenda.

Hanno analizzato la concentrazione di un isotopo dell’ossigeno nello smalto sui denti di sirenii fossili – dugonghi, lamantini, trichechi – durante un periodo di caldo bestiale, nell’Eocene. Non che riduca le incertezze sul forcing del vapore acqueo e feedback delle nubi, però indica che l’accelerazione è più forte tra i Tropici. Continuerà a piovere sul bagnato, dice il mio modello di previsione.

– Avevo già citato la corrente delle Agulhas che dall’Oceano indiano gira sotto Città del Capo e s’insinua nell’Atlantico. C’entra con la famosa cinghia di trasmissione oceanica che dovrebbe distribuire la temperatura attorno al globo. Ho usato il termine anch’io, ma mi sono ricreduta. Ci sono un sacco di cinghie, mica un solo nastro trasportatore, qua una si stringe, là un’altra s’allenta, è tutt’uno strattonamento. Comunque la speranza è che con il caldo, una “perdita” delle Agulhas nell’Atlantico rafforzi la cinghia calda che va in Groenlandia, s’inabissa e torna indré con l’acqua fredda e dolce dei ghiacciai che più si fondono e più la rallentano, creando problemi alle anguille.

Su Nature di oggi, Lisa Beal et al. elencano quello che si sa e non si sa dell’Agulhas Leakage. Nel mio modello, le Agulhas miglioreranno i vini del Southern Cape.

Hide the decline
In Groenlandia tout va très bien, Madame la Marquise:

la maggior estensione di scioglimento in due secoli e mezzo è avvenuta nel 2007, tuttavia questo valore non è diverso, come significato statistico, dall’estensione fusa in altre venti stagioni, principalmente dal 1923 al 1961

scrivono nell’abstract del Journal of Geophysical Research Oliver Frauenfeld, Texas A&M University, Paul Knappenberger, New Hope Environmental Services, Charlottesville, Virginia,  Patrick J. Michaels, Cato Institute: tutti e tre al soldo di BigOil. Per comodità hanno troncato i dati prima che diventassero statisticamente significativi, spiega indignato uno dei peer-reviewers. Sotto il suo post, Frauenfeld e Knappenberger cercano di giustificarsi.

Troppo tardi, Patrick Michaels ha già citato selettivamente il lavoro “del proprio gruppo di ricerca” a vantaggio degli sponsors. Riccardo R. me lo segnala dispiaciuto, prevede che la (buona) reputazione della rivista ne soffrirà.

In tema
Realclimate demolisce il libro in cui Roy Spencer nega se stesso, già parecchio rovinato dalle recensioni di altri scienziati, e Greenfyre demolisce Richard Muller, vale la visita non fosse che per le foto e le canzoni; Climalteranti spiega come osservare i cambiamenti con Google Earth e Steph la siccità europea, deprecata pure dagli agricoltori padani.

Se si prolunga no problem, da meristemi ci sono fiori di vetro.