Su Climate Monitor di ieri, Tore Cocco filosofeggiava sulla percezione errata (salvo la sua) del rischio:
Quando si parla di centrali nucleari le persone pensano subito ai rischi di una centrale e lo fanno percependo solo la magnitudo di un eventuale incidente, ma non la probabilità di accadimento dello stesso.
Confuso il rischio individuale e collettivo, scelto e subìto, a breve e a lungo termine, aspettative di benefici e danni, e in generale ignorato mezzo secolo di ricerche su detta percezione, disquisiva sul “concetto d’informazione”:
fare informazione o dare informazioni nel senso letterale del termine significa descrivere completamente come stanno le cose senza trascurare (volutamente o meno) alcune parti, ed in questo senso i media, i politici e spessissimo anche gli scienziati non fanno informazione, ma divulgano solo una parte, di solito la magnitudo degli eventi, in modo da fare leva sull’istinto bestiale dell’essere umano, anziché erudire e cercare di sensibilizzare la parte razionale del nostro essere.
Tanto per non “far leva sull’istinto bestiale”, illustrava così il “concetto”:
Per finire allego anche una tabella sul contenuto di radionuclidi dei materiali ornamentali, ampiamente usati in edilizia, in modo tale da render manifesto il fatto che la casa in cui dimorate mentre leggete queste parole è assai più rischiosa di qualsiasi centrale nucleare che possa essere costruita nel territorio di vostra residenza.
Non aveva finito. Informati i lettori che nel caso d’incidente in casa milioni di persone dovranno evacuare il proprio territorio diventato inabitabile per decenni, doveva ancora escludere dalla specie umana tutti quelli che non la pensano come lui:
Se ciascuno di noi riuscirà a domare la paura ancestrale della magnitudo e a padroneggiare completamente il concetto di rischio, allora diverremo tutti veri Homo Sapiens e non solamente Homo.
L’Oca afarensis