Squagliamenti

I termoclini si spostano come da modelli di previsione. Se la squagliano

milioni di granchi reali (famiglia Lithodidae) che stanno risalendo la scarpata continentale dell’Antartide, minacciando di spazzare via diverse specie di molluschi che racchiudono quegli inestimabili tesori biochimici che sono i composti antitumorali

scrive l’avvenente collega Stefano Dalla Casa in Reazione a catena.

Messaggio dall’altro polo

La temperatura aumenta più velocemente al polo Nord come da modelli di previsione. Se la squagliano i ghiacci artici e groenlandesi, dice mazzetta via l’Huffpo, a proposito della conferenza dell’Arctic Monitoring and Assessment Programme iniziata ieri a Copenaghen

The Arctic as messenger for global processes: climate change and pollution

Il rapporto “Snow, Water, Ice and Permafrost in the Arctic 2011” sul sito dell’AMAP ancora non c’è, ma il sommario sì. Mi sono letta gli abstracts.

Selezione.

Il IV rapporto Ipcc si dilungava sulle incertezze e faceva proiezioni ottimiste in attesa di nuovi dati. Poi c’è stata la grande fusione dell’estate 2007. E contrariamente alla visione dalla finestra del glaciologo G. Guidi e alla statistica innovativa del matematico C. Costa, la tendenza non s’è ribaltata. Keynote speech di John Walsh:

Dal completamento dell’Arctic Climate Impact Assessment nel 2004, l’Artico ha conosciuto le temperature più alte mai registrate e superato addirittura il caldo degli anni ’30 e ’40. Le recenti paleo-ricostruzioni mostrano che  le temperature estive degli ultimi decenni sono senza precedenti da 2000 anni. Stagionalità e località del riscaldamento massimo indicano che l’Artico potrebbe aver oltrepassato la soglia dopo la quale l’assorbimento della radiazione solare durante l’estate limita la crescita del ghiaccio nell’autunno e nell’inverno successivo, e innesca un feedback che porta a un aumento sostanziale della temperatura  alla superficie dell’Oceano Artico.

Walter Meier, che presenta il rapporto SWIPA 2011:

Nell’Artico la veloce evoluzione dei ghiacci marini è uno degli aspetti più visibili. Recenti cambiamenti significativi dello loro stato fisico comprende:  rapido declino dell’estensione massima estiva;  perdita del ghiaccio pluriennale; assottigliamento della copertura ghiacciata. Il tasso di declino è stato più veloce della previsione del IV rapporto Ipcc, e indica una probabilità di estati senza ghiacci a metà secolo, molto prima di quanto previsto appena pochi anni fa.

Margareta Johannsson, sul permafrost:

il permafrost continua a riscaldarsi, tipicamente da 0,5 a 2 °C  è stato rilevato da dieci anni nelle regioni nord ed est del Canada, nelle Svalbard, nel nord della Russia europea e  in Siberia occidentale. Però il tasso di riscaldamento s’è ridotto nel Nord-America occidentale. Le zone di permafrost caldo e ricco di ghiaccio hanno mostrato tassi minori di quelle rocciose o con permafrost freddo. Una valutazione aggiornata delle tendenze dello spessore dello strato attivo (active-layer thickness  – ALT) negli ultimi vent’anni mostrano che l’ALT è aumentato in Scandinavia e nell’Artico russo, ma a sorpresa gli aumenti nel  Nord America sono stati registrati solo nell’interno dell’Alaska e solo negli ultimi cinque anni.

In base all’attuale tasso di fusione entro il 2100  gli ex ghiacci artici avranno fatto salire il livello del mare di 0,9-1,6 cm. Ci sono anche brutte notizie sugli inquinanti “organici persistenti” (POP) e i loro danni alla salute delle popolazioni meno inquinanti del mondo.

– Titolo del Nunatsiaq:  Arctic will face rapid, devastating change

– Titolo del Bigoilist: Shock News: Arctic not melted

Agg.: altri dati da Joe Romm.

E Rasmus recensisce Climate change denial di John Cook.