“Incertezza” per presbiti, se miopi cliccare sul grafico
A proposito delle riflessioni di alcuni scienziati su come comunicare le probabilità e rispettive incertezze, pubblicate su Nature Climate Change, oggi su Climate Monitor il ten. col. G. Guidi attribuisce ai ricercatori le decisioni prese dai governi su quali aspetti considerare nei rapporti Ipcc, travisa quanto scritto nel sommario del IV rapporto Ipcc e negli articoli che cita. A corredo di queste ed altre traveggole scrive:
Trovo curioso poi, con riferimento alle tecniche di comunicazione, che la figura 1 dell’articolo di Trenberth metta in evidenza l’accordo tra alcune simulazioni climatiche e le temperature osservate, troncando però il paragone ai primi anni di questo secolo ovvero quando questo accordo è sparito del tutto. Al riguardo, non mi pare ci sia molta incertezza.
La figura 1 “troncata” (rif. commento sotto di claudio della volpe)
Gli articoli di Trenberth e Pidgeon & Fischhoff che l’alt.uff. delle FF.AA non riesce a leggere
Le certezze che non riesce a vedere
A furia di prendere lucciole per lanterne gli dev’essere calata la vista, gli regaliamo un paio d’occhiali?
Agg.
Nel difendere il superiore colto a inventarsi la “troncatura”, l’econometrista (sic) Claudio Gravina conferma che il superiore non ci vede: nella didascalia, il poveretto avrebbe letto solo mean, invece di 10 year mean. L’econometrista ci vede ancora meno:
Trovo singolare il filtro applicato a quei dati. Si decidessero: prima 5 anni, poi 30 anni, adesso 10, ma anche 3 e perchè non uno
quando la figura paragona tre modelli decennali diversi. Se fossero uguali, paragonarli sarebbe inutile. O sarebbe da econometrista?
Ma d’altronde è risaputo nell’ambiente, i peggiori conoscitori (e utilizzatori) della statistica sono proprio i climatologi.
quando è risaputo nell’ambiente e fuori che gli statistici sono i peggiori conoscitori (e utilizzatori) di dati climatici, come spiegato dal vice-direttore degli Annals of Applied Statistics che in materia ha qualche pubblicazione scientifica in più di Claudio Gravina.
E non si preoccupi, qui la statistica la conosciamo quanto basta, per mangiarci un’oca a testa
Vrrruuum
Antistrafalcione non so, ma io non mi preoccupo. Mica finisco dentro quel cannibale.
Un econometrista che critica le statistiche dei modelli climatologici ha nell’occhio una trave che va dalla Lehmann Brothers a Dublino passando da Reykjavik via Atene e non distingue un’oca da un caccia.
(1) I tre studi hanno anche scopi diversi, eccoli per chi si diverte a identificare gli statistici fra gli autori:
Keenlyside, N., Latif, M., Junclaus, J., Kornblueh, L. & Roeckner E., Advancing decadal-scale prediction in the North Atlantic Sector, Nature 2008
Pohlmann, H., Jungclaus, J. H., Köhl, A., Stammer, D. & Marotzke, J., Initiating decadal climate predictions with the GECCO synthesis, J. Climate 2009
Smith, D. M. et al., Improved surface temperature prediction for the coming decade from a general climate model, Science 2007