Il software di Dio

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Da un po’ non leggevo “the high quality papers” dell’Answers Research Journal. Come le scienze del clima, quelle della Creazione e del Diluvio producono modelli. Questo lo raccomando a Mauro:

Verso un modello accurato della variazione del DNA

di Mitchel Soltys, ingegnere informatico, scusa Juhan, e direttore della Stratos Solutions Inc., azienda leader del ricupero crediti e tasse a Cary, North Carolina. Estratti

La biologia moderna è giunta a capire che tutta la vita è costruita sull’informazione immagazzinata nel DNA. Finora la discussione sull’informazione genetica si è basata quasi esclusivamente su modelli d’informazione privi di variabili. Il risultato è che la comprensione scientifica della vita è ostacolata perché le ricerche si basano su modelli inaccurati dell’informazione biologica.

Darwin e seguaci, infatti, non si sono accorti che:

La descrizione biblica dei tipi creati implica un modello che usa variabili.

Siccome le istruzioni sono state scritte da Dio nel linguaggio del DNA, è evidente che va usato

come modello un programma informatico, l’unico in grado di spiegare la variazione con una sostituzione dei dati…

Una sostituzione può risultare in una variazione, ma questa non ha nulla a che vedere con il cambiamento né porta a nuovi “tipi” (in baraminologia, non si usa la parola “specie”). I tipi restano statici dal momento della Creazione a oggi. Infatti

modificare i dati in un programma informatico non riesce a farlo evolvere perché tali programmi separano i dati dalle istruzioni. Con questo modello, capiamo come un’ampia variazione possa avvenire in condizione di stasi e senza violare la Prima Legge dell’Informazione.

Nel finale, l’ingegnere suggerisce possibili sviluppi per la propria teoria:

Settori di futura ricerca potrebbero iniziare considerando quali strutture di controllo esistono entro le porzioni di DNA che non codifica per proteine. Esiste un’analogia diretta di programma informatico per i geni hox? Le sistemazioni strutturali dei cromosomi sono soltanto organizzative  o influiscono sul flusso di controllo? Ci sono equivalenti di variabili locali che potrebbero essere modificati dall’ambiente? Alcuni segmenti possono essere contatori, limiti o meccanismi di indirizzamento?

Soluzioni creative
Con grande rigore epistemologico, in Oltre la luce stellare distante: prossimi passi per una cosmologia creazionista il “Ricercatore Indipendente” James Upton passa in rassegna le ricerche compiute finora.

Come possiamo vedere galassie distanti vari miliardi di anni luce se l’Universo ha soltanto poche migliaia di anni? O come avrebbe potuto Adamo vedere stelle distanti pochi anni luce quando l’Universo aveva soltanto qualche giorno? Sono domande ovvie che la gente si pone quando prende in considerazione la posizione della creazione giovane, e gli autori creazionisti hanno dedicato loro molta attenzione.

Fornisce una bibliografia ragionata:

I fautori di un universo giovane hanno cercato soluzioni creative a questo problema della luce stellare distante. Per esempio è stato suggerito che la luce fosse stata creata in transito (per es. DeYoung 2010), che la velocità della luce fosse molto maggiore in passato (Norman and Setterfield 1987), che con appropriate condizioni a contorno (Humphreys 1994, 1998, 2007, 2008) o con appropriate estensioni (Hartnett 2007) la relatività generale di Einstein ammetta un universo giovane, e che il problema di per sé presupponga una scelta arbitraria della convenzione per sincronizzare gli orologi (Lisle 2010; Newton 2001).

Ho aggiunto un paio di link per i curiosi, ma anche gli altri articoli sono sul sito della rivista. Risolto il problema della velocità della luce, andrà affrontato quello dell’evoluzione stellare. Serve un’alternativa creazionista al modello cosmologico standard che ha gravi pecche, ma anche spiegazioni convincenti. Nella Bibbia alcuni dei ricercatori succitati hanno trovato un modello utile: così come Adamo è stato creato già adulto, anche l’universo può esserlo stato 6.000 – 10.000 anni fa, con l'”età apparente” che dimostra oggi. Altri propongono la coesistenza di un universo vecchio e di una biosfera giovane. Di suo l’autore avanza la seguente tesi, finora un po’ troppo trascurata:

La terra o il sistema solare sono rimasti sospesi (sovranaturalmente?) in una bolla di dilatazione temporale, ad orbitare la Via Lattea per vari miliardi di anni prima di essere liberati dal proprio stato, presumibilmente durante la settimana della Creazione.

Risolto anche il problema dell’età, resterà da chiarire la funzione dell’universo. Per questa

Dobbiamo rivolgerci alle Scritture. Uno scopo dei corpi celesti è di “dare luce sulla terra” (Genesis 1:17*); un altro di “proclamare la gloria di Dio” (Psalm 19:1). Questo suggerisce, tra altre cose, che un cosmo funzionante debba avere una certa dimensione, grandeur e stabilità.

Nella ricerca di un modello con la stessa plausibilità “apparente” di quello dei miscredenti, conclude Upton, occorre procedere con cautela:

la capacità di un modello di spiegare le osservazioni può essere ingannevole. Per esempio un modello per l’origine non miracolosa del vino a Cana potrebbe risultare più capace di quello vero, sovrannaturale, di spiegare nei dettagli la composizione chimica del vino servito alla festa di matrimonio. Tuttavia il potere esplicativo di un modello è un buon indicatore del fatto che contiene elementi di verità.

Se sono troppi, c’è sotto qualcosa:

Il potere esplicativo del modello cosmologico standard richiede esso stesso una spiegazione.

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