Sunto al cubo

L’Intergovernmental Panel on Climate Change  ha fatto i compiti e presentato oggi ad Abu Dhabi il rapporto – detto SRREN – del Working Group III sulle fonti rinnovabili di energia e la mitigazione dei cambiamenti climatici. La versione integrale, 1.100 pagine, esce il 31 maggio. Ho letto il sunto per noi tonti (giornalisti), lungo una decina, che riassume quello per meno tonti (policy makers), lungo una trentina, che ho leggiucchiato.

Fino a ieri:
– dei circa 300 GW di generazione d’elettricità aggiunti nel mondo dal 2008 al 2009, 140 erano da fonti rinnovabili;
– nel 2009 è aumentato del 30% l’eolico; del 50% il fotovoltaico collegato alla rete, del 4% il geotermico; del 20% il solare; la produzione di etanolo e biocarburanti del 10  e del 9%
– più del 50% dell’energia da fonti rinnovabili si produce nei paesi in via di sviluppo.

Da domani:
–  potenzialmente, le rinnovabili superano di parecchio la domanda corrente d’energia globale, nel mondo o nella maggior parte delle sue regioni. Nei 4 scenari – su oltre 160 – analizzati in dettaglio, per sfruttare il 97,5% dell’energia che oggi va sprecata, bisogna investire da $1.360 a 5.100 miliardi fino al 2020 e da 1.490 a 7.180 dal 2020 al 2030;
– se sembra tanto, tenere conto che $ 1.400 miliardi sono meno di quanto investito nel 2009 (aggiungo io: e dei $ 1.630 miliardi di spese militari, per calcolare solo quelle ufficiali);
– non è questione di soldi, quindi, anche se ne serviranno per integrare le forniture da varie fonti. Misure politiche unite a investimenti in ricerca e sviluppo potrebbero abbassare ulteriormente i costi, già calati mica male dall’inizio del secolo;
–  i decisori politici hanno un’ampia gamma di esperienze dalla quale scegliere le misure più efficaci. Non c’è una soluzione unica che incoraggi lo sviluppo delle rinnovabili in tutti i paesi.

Sulla gamma ok, ci mancherebbe solo che tutti i paesi coltivassero piante alimentari per farne carburante. Però certe soluzioni sono valide in tutto il mondo. Per es. i liquami umani sono rinnovabili e si può derivarne gas naturalissimo per gli autobus dappertutto ovunque ci siano fognature – dove non ci sono vanno costruite d’urgenza per motivi sanitari – e mica solo a Oslo.

Il sunto per policy makers non ne parla, spero siano inclusi nei “rifiuti solidi urbani”.