Acqua gassata


Sui PNAS, Stephen Osborn, Robert Jackson et al. (1) dell’università Duke, scrivono di aver misurato la concentrazione di metano in 60 pozzi d’acqua potabile nel nord-est della Pennsylvania e nello stato di  New York, attorno alle località dov’è in corso la frammentazione di rocce per estrarne gas da scisti.

Nei 34 pozzi distanti più di 1 chilometro e scavati in rocce identiche, la concentrazione di metano nell’acqua era di 1,1 milligrammi a litro. Normale. Nei 26 pozzi a meno di 1 km, andava da 19,2 a 64 milligrammi. Con lo stesso rapporto tra isotopi di carbonio e ossigeno nel metano (corretto: grazie claudio della volpe e gifh), come sospettavano gli abitanti che se ne lamentavano invece d’attaccare il tubo dell’acqua alla canna del gas…

In compenso, non sono percolati nelle falde e quindi nei pozzi i fluidi tossici usati nell’estrazione, di cui raccontavo qualche settimana fa.

(1) Meno uno, sono gli stessi bio-geo-chimici che hanno scritto un White Paper con raccomandazioni sagge sui dati da raccogliere, gli esperimenti da fare, le norme e cautele da imporre prima di autorizzare estrazioni a gogo.

Ci siamo incontrati, ma dove?
Sui PNAS esce on line anche una ricerca di Ron Pinhasi et al. Hanno ridatato con una tecnica più precisa ossa fossili di Neanderthal trovate a Mezmaiskaya, nel Caucaso: i più recenti sarebbero non di 33 mila, ma di 40 mila anni fa, il che rende improbabile che abbiano avuto rapporti con H. sapiens che a quei tempi non era ancora arrivato nel Caucaso. Visto che, africani d.o.c. a parte, sembriamo avere da 1 a 4% di Dna neanderthaliano, dovremmo esserci comunque conosciuti da qualche parte.

In spagna, forse, dove i Neanderthal sono sopravvissuti fino a 24 mila anni fa.