Bronzo

(fonte, inserire volto a piacimento).

Riassunto punt.prec. Il 9 agosto, il ten. col. Guidi sosteneva che “la biomassa si nutre di CO2”, oggi si accorge della carestia “nell’Africa orientale” (sic). Non gli vien in mente che la biomassa si nutre anche d’acqua, è troppo impegnato a sparare sull’Ipcc, gli scienziati, l’Onu e le Ong

Il 3 agosto scorso esce su Nature un articolo di Chris Funk. Lo ritroviamo sulle pagine di greenreport.it, eccone un estratto:

Avevamo previsto la carestia nel Corno d’Africa un anno fa, con largo anticipo. Ma nessuno è intervenuto, neppure quando le previsioni si stavano puntualmente avverando [...].

Fine dell’estratto, preciso, visto che lui non lo fa. Quello che cita dopo è una libera interpretazione di Pietro Greco :

[...] Il FEWS NET sa anche, per averlo più volte sperimentato sul campo, che un periodo di scarse piogge accompagnato da una contingenza economica con forte rialzo dei prezzi delle derrate agricole determina una forte erosione nella capacità del sistema agricolo di quelle zone di assorbire la siccità. Insomma, facilmente la siccità si trasforma in carestia. Inoltre, Funk e i suoi colleghi hanno appreso, dalle misure dei climatologi, che la temperatura delle acque dell’Oceano Indiano sta aumentando a causa, appunto, dei cambiamenti climatici. Che un certo rialzo era previsto per la primavera. E che l’alta temperatura dell’Oceano Indiano avrebbe prodotto siccità in tutta l’Africa Orientale per l’intera primavera.
Sulla base di queste tre considerazioni la previsione era scontata: di lì a un anno il Corno d’Africa sarebbe andato incontro a un periodo di terribile carestia. Il FEWS NET, sostiene Funk, lo ha detto e scritto. Ma è evidente che nessuno lo ha ascoltato.

Evidente. 

Il 21 agosto 2010 per esempio, il ten. col. accusava le Ong umanitarie e ambientaliste di esagerare i rischi e di tacere due "buone notizie": in alcuni paesi dell'Africa orientale e australe erano aumentati i raccolti (dettagli nel Parco delle bufale), beatamente inconsapevole del fatto che l'aumento era dovuto alle piogge e relativo ai raccolti decimati l'anno precedente dalla siccità in Africa australe e sud-occidentale. Oggi procede con la libera interpretazione:
Perché? Il motivo indicato dal ricercatore americano è preciso. I modelli di previsione dei cambiamenti climatici presi in esami dall’IPCC non hanno come obiettivo lo studio del cambiamento del regime delle piogge. E quindi, su questo fronte, è impreciso. In particolare i modelli prevedono che l’Africa orientale diventi più umida, mentre da molti anni le piogge primaverili stanno diminuendo. Cosicché le agenzie delle Nazioni Unite e altri che operano nel Corno d’Africa si sono attrezzate per un futuro umido mentre è arrivata la siccità.[...] (grassetto aggiunto).
C’è parecchio da commentare e anche qualcosa da aggiungere.

C’è da commentare che in realtà Chris Funk scrive tutt’altro:

I modelli climatici globali usati dall’Ipcc non hanno mai avuto lo scopo di fornire proiezione sulla tendenza delle precipitazioni in ogni regione. Dicono che l’Africa orientale diventerà più umida, ma negli ultimi anni le osservazioni mostrano un declino sostanziale delle piogge primaverili. Ciò nonostante, diverse agenzie stanno preparando piani a lungo termine basati sulla previsione di una maggiore umidità. Per affrontare questi problemi sarebbe utile avere più ricerca climatica basata su osservazioni regionali.

Chris Funk sa la differenza tra globale e regionale, proiezioni climatiche e previsioni meteo; che i paesi poveri non hanno i mezzi per fare osservazioni e l’ONU non può imporle; cosa si trova nei rapporti IPCC.

Il ten. col. non sa niente:

Mi piacerebbe sapere in che modo le Nazioni Unite e altri che operano nel Corno d’Africa si sono attrezzati per affrontare un futuro umido e, se così è stato, in che considerazione sono state prese le previsioni dell’IPCC. Se le accuse di Funk fossero fondate, questo sarebbe un chiaro esempio di policy sbagliate perché fondate su previsioni sbagliate. Previsioni la cui inaffidabilità è assolutamente palese.

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Provarci con Google? Naaa!

Le agenzie dell’Onu devono pianificare a 3-5 anni minimo, usando le proiezioni dei modelli esistenti finché non avranno quelli chiesti da Chris Funk e da tutti noi. Proiezioni/simulazioni a medio termine che si tentano di fare globali, per USA e Unione Europea, tentativi da lui derisi giusto ieri. Mai che derida le previsioni del suo collega Joe Bastardi che un anno fa aveva previsto un’estate fresca negli Stati Uniti e  in aprile una rovente in Europa.

Ripeto, non so a quali consiglieri climatici si siano rivolti alle Nazioni Unite. Forse avrebbero potuto ascoltare quelli che dalle pagine di Science oggi fanno sapere che la correlazione tra l’occorrenza di episodi de La Niña e eventi siccitosi nell’Africa orientale è altissima e resiste da più di 20.000 anni, ovvero sin dove è stato possibile tornare indietro nel tempo studiando le sedimentazioni del lago Challa (qui, su Le Scienze trovate un sunto dell’articolo).

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Contrordine camerati, la scienza non è più corrotta, le ricostruzioni paleoclimatiche non sono più falsificate, costringiamo l’Onu a leggere Science anni prima che esca. E per fortuna che alle vittime della carestia ci pensa lui, perché quella e le Ong dormono e sognano “(presunti) cambiamenti climatici”.

Mentre aspettiamo fiduciosi che suoni la sveglia ascoltiamo della buona musica salva-coscienze.

Suonava da settembre. Se non ha sentito neppure quella del World Food Programme, deve aver finiti i cotton fioc nel Pleistocene.

Puntuale come un orologio svizzero, è infatti arrivata l’iniziativa mediatica di respiro globale, il classico concertone che per essere al passo sui tempi imperverserà solo sul web. Per carità, ognuno fa quel che può, ma al di là del rumore peraltro gradevole, non sembra che questo genere di iniziative, lanciate per la prima volta nel 1984(oltre un quarto di secolo fa) abbiano sortito molti risultati.

Gli aiuti umanitari per l’Africa sono passati da 11 miliardi di dollari nel 1970 a 40 miliardi nel 2010. A lui “non sembra”. Non ha mai sentito gli appelli tra un brano e l’altro né le parole delle canzoni, solo un “rumore peraltro gradevole”.

Da ridere: ultima cantonata di Roger Pielke Jr spiegata qui ad econometristi, zootecnici, ingegneri e altri esperti di clima, ma il post sulla statistica l’ho tenuto da parte per le feste.