Vocali

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Si imparava a memoria

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu : voyelles,
Je dirai quelque jour vos naissances latentes :
A, noir corset velu des mouches éclatantes
Qui bombinent autour des puanteurs cruelles…

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(un evidente omaggio alla Drosophila melanogaster, puanteurs a parte), e per la maggior parte dei  francesi ho l’impressione che la sinestesia sia l’attribuzione di un colore ai suoni. Su Plos Biology, lo studente David Brand e il suo prof. Vilayanur “Rama” Ramachandran pubblicano una rassegna delle ricerche – delle proprie soprattutto, ma segnalano i risultati che sono stati corretti o smentite da altri.
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C’è nel 2-4% della popolazione e in una sessantina di forme diverse, ma prevale l’associazione tra la visione di lettere o cifre e la percezione di un colore. I meccanismi neuronali più o meno si capiscono, ci sono differenze anatomiche nel lobo temporale inferiore, maggiori connessioni tra le aree che percepiscono i grafemi e quelle per l’elaborazione del colore. E i due autori hanno misurato che nel cervello di un sinestetico  la visione di una lettera o di una cifra attiva l’area V4 dopo 110 millisecondi, lo stesso tempo che ci mette ad attivarsi quando un colore arriva alla retina.

Quello che non si capisce invece è la componente genetica. Nella metà dei casi è presente anche in un consanguineo, ma raramente nei gemelli omozigoti e sono state sospettate molte mutazioni, sul cromosoma X in particolare perché ci sono sei volte più donne sinestetiche che uomini, ma anche se in miscele diverse gran parte delle mutazioni si sono trovate anche nei non sinestetici.
Secondo gli autori, è comunque

un fenomeno… associato a numerosi vantaggi per l’elaborazione cognitiva

o non si sarebbe conservata nel corso dell’evoluzione. I sinestitici sono più creativi (hanno una metafora in più), hanno più memoria, distinguono un maggior numero di tonalità e in generale hanno una maggiore acuità percettiva. I due ipotizzano che

le esperienze sinestetiche possono servite come ancore percettive e cognitive che contribuiscono a rilevare, elaborare e ricordare stimoli importanti nel mondo.

Può darsi, ma serve un’avvertenza:  anni fa “Rama” pensava di aver identificato il “God Spot” nella corteccia frontale e prima aveva trovato “le basi neuronali della credenza religiosa” nel lobo temporale…