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Nel quartiere sembra che tutti siano fuori a godersi il sole, ci si scambia ancora auguri, si fa conversazione, l’acquisto di una dozzina di bicchieri dopo il disastro – normale – di fine anno viene rallentato. E cosa sono i fiori che stanno spuntando nei giardini pubblici? Pâquerettes non mi sembra, margheritine dai bordi rosa, i ragazzini proseguono il censimento senza di me e sono andate via due ore.
Nelle telefonate il bel tempo è il tema prevalente, sarà il riscaldamento globale? chiedono le amiche. E per faccende di uova e di sirene – mi vengono arrière-pensées di Ondina se ne va, forse per Ingeborg Bachmann straniera a Roma anche lei – chiama Meri Franco Lao, 84 anni a febbraio annuncia contenta di sé e della gamba ricostruita dopo che era stata investita da un auto; curiosa, attiva, attenta a quanto succede nel mondo, piena di progetti, a role model of graceful ageing.
Una bella giornata.
Anche al faber blog del Sole dove resto affascinata dai ragionamenti di fautori dell’e-cat e negatori del legame HIV-AIDS. Insomma leggo meno, ma qualcosa sì e guarda caso ci son di mezzo le figlie dell’Acheloo:
– Sull’Economist di domani, il briefing “Natural Disasters. Counting the cost of calamities” – vedi grafico. In sintesi, i morti diminuiscono grazie a infrastrutture più resistenti e sistemi d’allarme – altre sirene – più tempestivi. I costi economici aumentano senza tregua insieme alla popolazione delle zone a rischio, fiumi, coste, zone sismiche. Il paradosso dei Paesi Bassi le cui incessanti opere di protezione hanno aumentato i rischi e i costi dei danni; il nesso con i cambiamenti climatici incerto, comunque non migliorano le prospettive.
Soluzione: più sviluppo economico. Tipo quello dovuto al gas di scisti con allegati terremoti nella piana dell’Ohio, senza un sisma dal ‘600 alle recenti trivellazioni per cui lo stato deve rifare le strade attorno a Youngstown?
– Complessità. Un’introduzione semplice di Ignazio Licata, duepunti edizioni, 124 paginette dal linguaggio lieve ad alta concentrazioni di idee e pensiero e non solo fisico matematico. Avvertenza: non c’è verso di mollarlo.
Forse i suggerimenti per una “visione strategica” non avranno convinto i destinatari delle conferenze originali, a un incontro sul management e l’innovazione, ma nella mia esperienza una dose di eterodossia licatiana stura la mente e favorisce “l’apertura logica”. Siciliano – da lui cantano le sirene, che invidia, in Bretagna gli inabissati di Ys piangono – e lettore nettamente onnivoro.