L'influenza, la Niña e il fornello

Una vicina mi chiede se il global cooling arrivato ieri dalla Siberia “farà fuori i microbi dell’influenza”. Mah… “Meglio se do il Tamiflu ai bambini. Sa, all’asilo…” Meglio sentire un medico, magari non funziona per il microbo di stagione.

Guarda caso, da Nature vedo che la Cochrane è incavolata: non riesce a valutare l’efficacia del farmaco perché Roche rifiuta di fornire ulteriori dati. Come nel 2010 e nel 2009, e come la GSK per un prodotto rivale. Ah ma, dice Roche, ho già consegnato 3.200 pagine di informazioni dettagliate. Lo diceva anche la Merck per il Vioxx.

ENSO 5-1-11

La Niña
Sui PNAS, riferiscono agenzie e blog perdendosi il meglio, Jeffrey Shaman della Columbia-N.Y. e Marc Lipsitch di Harvard riesaminano la correlazione tra ENSO e pandemie. Hanno guardato se c’erano variazioni globali comuni alle pandemie del 1918, 1957, 1968 e del 2009, e hanno trovato che nell’autunno e nell’inverno precedente, le temperature del Pacifico equatoriale erano inferiori alla media, come succede quando l’ENSO è in fase di Niña.

Da quanto si è osservato, durante la Niña cambiano le rotte degli uccelli migratori che fanno da “serbatoio” al virus. Si fermano più a lungo nei posti ad alta densità di altri uccelli selvatici, dai quali il virus passa a polli e maiali nei quali accumula nuove mutazioni rimescolando i propri geni con quelli di altri virus. Così, dicono gli autori, avrebbe più tempo e occasioni per diventare contagioso per gli esseri umani. E indicano vari modi di testare l’ipotesi per ora debole (1) con ulteriori ricerche.
Avvertono che la correlazione con le fasi dell’ENSO non è nuova:

un’abbondante letteratura documenta gli effetti dell’ENSO sulle malattie infettive, compresi colera, malaria e dengue.

Né per le epidemie di influenza

Alcuni studi hanno esaminato quelli regionali dell’ENSO sulle epidemie di influenza stagionale in posti come la Francia, gli Stati Uniti e il Giappone.

Né per le  pandemie. La facevano nel 2010 Adriano Mazzarella et al. in “Hypothesis on a possible role of El Niño in the occurrence of influenza pandemics“, su Theoretical and Applied Climatology sempre molto ospitale (impact factor: 1,5-1,7…). Purtroppo sceglievano pandemie poco documentate, ma ignoravano la “suina” del 2009 e prendevano altre Rome per tome:

In ultima analisi, le omissioni, gli errori di attribuzione e nella ricostruzione dell’ENSO invalidano i risultati e le conclusioni di Mazzarella et al.

D’altronde Mazzarella et al. ammettevano che non c’era stata alcuna pandemia dopo i potenti e ben documentati Niños del 1925–1926, 1982–1983, 1987-1988, 1992–1993 e 1997–1998…
Il prof. Mazzarella dell’università Federico II di Napoli, ricordo ai distratti, è spesso celebrato dal ten. col. Guidi, quale epidemiologo nel novembre 2010 e passim quale fisico olistico del clima (debunked here).

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E il fornello?
E’ quello che scioglie la banchisa artica nella nota teoria del prof. Mazzarella, celebrata dall’oca.

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Aggiunta
(1) Al link messo sotto da Steph, un grafico dà un’idea della correlazione Niña-pandemia nel dopoguerra.