Rovinose cadute dal pero

Difensori delle libertà individuali, dei ricchi perché se i poveri son poveri è colpa loro, del libero mercato e qualche volta della pace, studiosi del Cato Institute piangono perché i fratelli Koch vogliono, per vie legali, ridistribuire tra i 3 soci fondatori rimasti di cui loro due, le azioni del socio defunto (che la vedova vuol tenersi), detenere così il 75% del Cato e dettarne la produzione.

Pochi studiosi del Cato ricordano che per contratto i Koch hanno un’opzione per l’acquisto e nel libero mercato i contratti si rispettano; sostengono la libertà dei proprietari di dettare la produzione e di far della proprietà l’uso che preferiscono. Gli studiosi del Cato s’illudono di essere un bene comune?

James Grimmelmann nota un paradosso tragi-comico:  gli studiosi del Cato hanno predicato per decenni che bastava la contrattazione individuale, assicurazioni, il mercato, per tutelare qualunque diritto, dalla salute alla libertà di espressione. Se nessuno dei più famosi specialisti del meno tasse, meno stato, più privato è stato capace di tutelarsi, che speranza hanno gli altri di riuscirci?

Il difensore della libertà aziendale di inquinare, James Taylor accusa i fratelli Koch di voler

trasformare il Cato in una “fabbrica di munizioni”  intellettuali per l’Americans for Prosperity e altre altre organizzazioni alleate (presumibilmente controllate dai Koch)

L’AFP è un’altra fondazione dei fratelli Koch che lotta contro il nazi-comunista islamico nato in Africa. Lo fa insieme alle organizzazioni alleate. Tra queste l’American Enterprise Institute che lotta contro un nazi-comunista nato in America che nelle temperature dal 1400 a oggi ha nascosto il “periodo caldo medievale”  come ripeteripete lo zootecnico dott. Costa.

L’illustre politologo Gene Healy premette

Non solo ammiro il Cato Institute, ma ci ho fatto carriera. E non solo sono grato Charles G. Koch, gli devo la mia carriera

prima di accusare Charles di mentire quando dichiara alla stampa di non tentare un’acquisizione ostile del Cato. Nei mesi scorsi, infatti

I Koch hanno invocato un accordo moribondo da tempo tra azionisti, nominato o eletto 15 membri del CdA mentre rimuovevano quattro dei finanziatori principali e di più lunga data.

Ahi che male, hanno rimosso pure i soldi. Il genetista Jason Kuznicki annuncia che se i fratelli Koch vincono la causa, il personale e gli studiosi del Cato, lui compreso, si dimetteranno in blocco e si dispera:

E come se i Koch intendessero dimostrare che tutto quello che i progressisti hanno detto di loro è vero.

La realtà ha un bias progressista, si vede.

Il giovane studioso di privacy Julian Sanchez ha già scritto la lettera di dimissioni, non farà l’intellettuale di servizio e se lo può permettere. Come dice Corey Robin, Sanchez e i libertarians del Cato intendono la libertà solo come quella di agire, perché ricchezza e privilegi garantiscono loro la libertà dalla costrizione. Lo stato che vogliono tagliare insieme alle tasse sono servizi pubblici, previdenza, assistenza sociale, e tutto quello che garantisce un po’ di libertà di agire ai né ricchi né privilegiati.

Per ultimo, lo sboccato “Classically Liberal” che di solito difende i fratelli Koch contro le calunnie dei progressisti giura di non farlo mai più. Non solo Charles Koch (David gli va dietro) finanzia i teo-con dell’Ordine morale, ma

Sta attivamente lavorando per distruggere l’organizzazione libertarian più efficace del mondo… per quello che gruppi di estrema destra e di estrema sinistra adorerebbero fare: togliere di mezzo il Cato Institute. Charles Koch—you suck.

L’8 marzo, una femminista non saprebbe dirlo meglio.
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