Nell’Assam è finito il diluvio, adesso Action Aid è preoccupata per la siccità in mezza India. E’ la seconda in due anni: fino al 70% di pioggia in meno della media negli stati “granai” come il Punjab. Le scorte ormai sono pochissime e infosaid ancora non c’è.
In aprile, l’India Meteorological Department aveva previsto un monsone normale, scrive R. Ramachandran, il capo-redattore scientifico del quotidiano The Hindu. L’opinione pubblica è convinta che abbia sbagliato, ma
Given the current rainfall trends in June and July, the monsoon (June 1-September 30) rainfall for the country as a whole is in all likelihood to be “deficient” (defined as less than 90 per cent of LPA, the Long Period Average). The shortfall in July is 22 per cent, which is very unlikely to be made up by the rainfall in the remaining two months and prevent the imminent (meteorological) drought.
Segue un’ottima descrizione delle differenze tra probabilità climatiche – con cicli all’incirca decennali di monsoni scarsi – e meteorologiche, modelli, parametri, fisica, incertezze e come e perché dal 2003 l’IMD ha scelto previsioni probabilistiche e quello che ha effettivamente previsto per i quattro mesi. Nei comunicati stampa ha sorvolato sulle differenze e insistito su un singolo numero (47% di probabilità per un “monsone normale” in aprile, 42% in giugno)
Apart from political expediency and possible adverse influence on the market, one cannot imagine any other reason.
Invece
It is clear that these probabilities (22 e 35 % “sotto la norma”, 8 e 15% “scarso” quasi la probabilità climatica, ndr) give sufficient insight to possible monsoon behaviour and can serve as guidance for proper planning.
Se l’IMD vuol continuare a fornire queste informazioni, deve anche
take efforts to explain the probabilistic nuances of the forecast to the media and the public. It is high time that the IMD moved away from realpolitik to real-scientific.
Un capo redattore scientifico qui sarebbe un lusso e non so quale giornale gli farebbe scrivere 150 righe di questo livello. h/t Nature
(Oca’s digest del numero di oggi
– Maeve Leakey, Louise Leakey et al. descrivono frammenti di tre crani appartenenti a una specie Homo che circa due milioni di anni fa coabitava con l’Erectus nell’Africa orientale;
– trovato nelle foreste finlandesi un nuovo ossidante atmosferico dell’anidride solforosa, battezzato X;
– il genoma del banano, in open access
– globalmente la domanda d’acqua di falda supera l’offerta;
– anticipato on line, nelle Rockies canadesi, da un decennio la maggior frequenza delle nevicate primaverili allunga l’ibernazione degli scoiattoli terricoli Urocitellus columbianus e ne fa calare la popolazione.)
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Umani, troppo umani
Secondo Andrew Barron e Mark Brown,
biologi evoluzionisti e neuroscienziati sono spesso interessati in variazioni del comportamento animale., in particolare nei rapporti tra animali dello stesso sesso… Sebbene meritevole, questa ricerca può alimentare resoconti dei più licenziosi sia nei media che nelle riviste specializzate, una prosa titillante che travisa pazzamente la ricerca e le sue implicazioni per il comportamento umano.
Questo alimenta gli stereotipi negativi e la discriminazione di minoranze già bistrattate. Gli scienziati quindi
dovrebbero presentare il proprio lavoro oggettivamente e fare tutto il possibile per evitarne l’abuso
Quello sempre. Per il resto, mi sembra che pinguini gay, procellarie lesbiche, C. elegans ermafroditi e prose titillanti servano invece a ridicolizzare gli stereotipi e l’idea di una sessualità “contro natura”.
A proposito di non-obiettività, Skeptical Science coglie R. Pielke Jr e Steve McIntyre in flagrante. Toutes proportions gardées, vale per il dott. Costa e il ten. col. Guidi.
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A proposito di falsa obiettività e clima, ma non solo, rif. The Economist