Scusate se

Tolgo la pole position ad Alessio Guglielmi, per segnalare agli habitués di Nature‘s digest il necrologio di Martin Fleischmann e lo speciale sul progetto ENCODE. Da parte di Riccardo (rif. commento sotto), il “lungo addio” della sonda Voyager.

Attenzione caduta sintassi (e simmetria)
E questo paper agli habitués di certi entusiasmi dell’oca s. per motivi suoi. In questo caso per Burton Richter e la sua collezione completa delle edizioni originali francesi di Babar (è il suo soprannome in famiglia, per via del girovita…). E’ bellissimo, no Burton, il paper. La dimostrazione della sua lungimiranza nel trasformare lo SLAC in una “fabbrica” di mesoni B e ora in LCLS. E un regalo per i suoi 50 anni.

Come di chi?

Dello Slac, avevo avvisato. Il risultato si sospettava da un po’, ma nei dati di BaBaR si vede che certi B0 violano pure la simmetria T: i B-bar sono 5 volte di più e fanno più in fretta a diventare B-minus dei B-minus a diventare B-bar.  Se vi va  scrivete a Carlo Rovelli di farci un peana sul Sole, magari a voi dice di sì.

Sea level projections
Per Steph, cdv, Riccardo R. ecc. da Nature Climate. Mi sembra una differenza enorme, però è firmata Meehl, la Tebaldi ecc.

Da Skeptical science, Dana1981 ha un “arctic sea ice escalator” che farà  strappare al prof. Battaglia dell’IFM di Prato i capelli che le scatolette del prof. Srivastava gli dovrebbero salvare.

Per chi arriva da 22 passi
No, da maggio sto ancora aspettando le querele annunciate da 22 passi, ma non sono arrivate né a me né al Sole-24 Ore né a Oggi Scienza. Anche se da lunedì il dott. Corda tenta di smentire la documentazione ufficiale dell’Istituto di cui è presidente e dell’Accademia di cui è vice presidente, la parola “filiale” è una descrizione legittima del rapporto tra il suo Istituto e la sua Accademia che lo ha fondato.

La parola “filiale” non è  né diffamatoria, né offensiva, né lesiva a meno che il querelante non dimostri che ho accusato l’Istituto, l’Accademia o entrambi di svolgere attività illegali. Il dott. Corda non sembra capirlo.

Per favore segnalate al dott. Passerini che ha pubblicato un mio indirizzo privato, in violazione dell’art.  616 cod. pen., D. lgs N. 196/2003. Non sembra capirlo.

8 commenti

  1. Quale habitués degli alert di Nature mi permetto di segnalare, sia pur offtopic, una storia che a me sembra incredibile e quasi commovente: i 35 anni dei due Voyager.
    La missione era basata sulla tecnologia di inizio anni ’70 (fermatevi un attimo a pensare quale fosse) e prevista durare 5 anni fino a Giove e Saturno. Poi, visto che tutto sembra in ordine, fu estesa a 12 per arrivare fino a Urano e Nettuno. Ma entrambi si sono ostinatamente rifiutati di smettere di lavorare come previsto. Dopo ulteriori 25 anni sono ancora lì, su rotte divergenti, aspettando di raggiungere l’eliopausa.
    Sembra che alla NASA si siano ormai rassegnati, solo l’esaurimento del plutonio dei generatori termoelettrici potrà farli smettere di funzionare. 🙂

  2. @Riccardo
    E’ vero, aggiungo.Ho messo il nuovo paper di Meehl per te
    Invece sto scrivendo un articolo su Marte – hai visto il reattore di Curiosity e com’è shielded? Mi sembra di una sicurezza straordinaria (anche pensando ad applicazioni qui, e al plutonio militare di cui parlano Jim Avanzo di galera e Babar Richter). Ma non vorrei dire cretinate.

  3. ocasapiens
    il generatore del Curiosity è concettualmente identico a quello dei Voyager, degli Apollo e di molti altri veicoli. Usa il decadimento naturale del Plutonio 238 per produrre calore. Quast’ultimo viene in gran parte utilizzato direttamente per mantenere la temperatura interna; il resto, un centinaio di Watt o poco più, per produrre energia termoelettrica con delle termocoppie (il buon vecchio effetto Seebeck). E’ stato preferito ai pannelli solari perchè su Marte questi venivano ricoperti di polvere e durante l’inverno marziano erano troppo poco efficienti.
    Non si tratta quindi di nucleare come comunemente inteso. E’ bassa tecnologia, inefficiente ma estremamente affidabile. E l’affidabilità e il peso sono forse le due principali priorità dei progettisti di veicoli spaziali.
    Di passaggio faccio un’osservazione su un mio chiodo fisso a proposito dei mille oggetti sovradimensionati che abbiamo intorno. Senza bisogno di andare indietro agli Apollo, andati sulla luna con processori da 2 MHz e qualche Kword di RAM, il Curiosity, con tutto il ben di Dio di cose che fa, è gestito con 100 W elettrici ed una potenza di calcolo e una memoria inferiori a quella di un cellulare.

  4. grazie, anche la sonda Galileo (satelliti gioviani) aveva un registratore di dati a cassetta come negli anni 70!
    Però avevo letto qualcosa proprio sul reattore di Curiosity, cerco di ricordare dove – una protesta, forse? Boh, tanto ho troppa roba, come sempre.

  5. Non so se ci sono state proteste. Ricordo quelle per la sonda Cassini. Conteneva più Plutonio ma soprattutto faceva un passaggio ravvicinato alla Terra ad alta velocità, cosa che faceva temere per la tenuta delle protezioni al Plutonio in caso di rientro in atmosfera, tenuta invece assicuranta nel caso di incidenti in fase di lancio o rientri balistici.
    Comunque, il Plutonio 238 decade alfa, ha un tempo di dimezzamento relativamente breve e le quantità sono relativamente modeste (circa 5 Kg di PuO2 per Curiosity). Non mi sembra che rappresenti un rischio particolarmente elevato.

  6. @Marco I
    ecco sì, ricordavo male ma è proprio quello che cercavo, grazie
    @Riccardo
    Cassini, certo
    In realtà pensavo più a problemi per gli strumenti di Curiosity, metti a leak e si scopre che Marte è fatto di plutonio! Be’ sono a posto, se ti cito – non so ancora – ti mando il paragrafo prima..

  7. Il “bello” delle alfa è che si fermano con poco. Bastano pochi centimetri di aria o qualche decina di micron di un qualunque schermo. Il problema per l’uomo è solo per via aerea, per il resto si potrebbe maneggiare una sorgente solida quasi a mani nude.

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