Riduzione solare

So che è il termine nel titolo è quello tecnico, ma non mi ci abituo.  E poi non so tradurre “trade-off”, uso baratto ma forse vi viene in mente qualcosa di meglio.

Nature Climate Change pubblica in open access un’altra ricerca su come frenare il risc. glob, di nuovo a firma del prolifico Ken Caldeira (et al.):

Gestione dei baratti in geoingegneria attraverso una scelta ottimale di forzante radiativa non uniforme

Uno dei co-autori è David Keith, ricercatore sia alla School of Engineering che alla Kennedy School di Harvard e speranzoso titolare di questa start-up, la differenza si vede. Gli autori insistono sulle incertezze irriducibli e sulla difficoltà di creare un modello affidabile delle conseguenze di – per esempio – solfati sparati in atmosfera (com. stampa di Harvard).

Douglas McMartin (Caltech), Keith, Caldeira e Ben Kravitz (Carnegie) usano il modello HAdCM3, lo portano su scala più piccola a partire da quella regionale modellizzata da Filippo Giorgi. In una serie di simulazioni, abbassano l’insolazione sulle celle della griglia per calcolare l’effetto peggiore e migliore su temperatura e precipitazioni in ogni cella. Risultato:

si può usare una variazione spaziale e stagionale della riduzione solare per ridurre del 30% il residuo (statistico, ndt) del caso peggiore, senza degrado significativo nel compensare i cambiamenti climatici con una gestione della radiazione solare (GRS). Al contrario, se si usa una riduzione solare uniforme, si ottiene una piccola riduzione del residuo del caso peggiore… al costo di un aumento significativo dei cambiamenti climatici da GRS.

In soldoni, si potrebbero correggere gli impatti disuguali tra un posto e l’altro con una geoingegneria meno ambiziosa di quella preconizzata all’inizio da Ken Caldeira, per limitare

effetti collaterali e rischi della GRS, quali la distruzione dell’ozono o gli effetti sui cirri nel caso degli aerosol stratosferici.

Aerosol ai quali Caldeira teneva parecchio.
Gli autori non raccomandano soluzioni, anzi. La frase importante è questa,  secondo me, quindi la metto in grassetto:

Nonlinearities and non-equilibrium conditions will also affect the quantitative results; a real-world optimization would also be based on uncertain model estimates and hence may not lead to the same level of compensation of climate effects suggested in these simulations.

Di tornare al clima preindustriale non se ne parla, soluzioni ottimali niente, restano da identificare le meno dannose:

per esempio, per sovra-compensare i ghiacci marini dell’emisfero nord ribaltando i cambiamenti a lungo termine dell’Artico e al contempo riducendo globalmente gli impatti del clima.

Modestia pure nel finale:

Un aumento dei gradi di libertà aumenta anche lo spazio del baratto tra i vari esiti climatici possibili e pone la questione di quale baratto sia preferibile. In fin dei conti, molte altre variabili potrebbero essere considerate come un’ottimizzazione per una particolare regione. Bref, le decisioni riguardanti la GRS non vanno ridotte a un singolo “termostato globale”.

A differenza delle decisioni per diminuire la quantità di carbonio sprecata in atmosfera.

2 commenti

  1. La geoingegneria mi mette ansia. Facciamo una cosa, lascio carta bianca di studiare tutto ciò che vogliono ma senza dirmelo e “if we ever do need to implement engineered solutions to combat global warming” ci dicano il da farsi. 🙂

I commenti sono chiusi.