La madeleine ritrovata


Si ricorderanno gli ascoltatori delle Oche  – domanda retorica – il “canto delle dune” di Stéphane Douady?  L’amica inglese che studiava le ondulazioni sulla sabbia e dalla quale Marie Curie si rifugiò quando era inseguita da paparazzi per via di una passione non solo scientifica? La matematica delle onde flessurali in particolare negli spaghetti Barilla, oltre a un giro post-Oche nei Lençois Maranhenses che non si scorda mai?

Bref, mi s’era cancellato quasi tutto dall’ippocampo, quando un paper – dovuto a un’osservazione da principi di Serendip a spasso nella loro isola – mi ha provocato un rigurgito proustiano. Ma la memoria non è più ecc. cribbio dov’era finito e oggi in fondo alla casella della posta cosa m’appare?

La  madeleine in pdf con il metodo per produrre alla prima scansione con nanolitografia (AFM fatto in casa) delle onde belle regolari, orientate a piacimento su una pellicola in volgare PET, invece delle banali lische di pesce ottenute finora. Il tutto è raccontato su Nanotechnology da cinque ricercatori di cui 2 in fuga e tre del CNR, del NEST e dell’INO di Pisa, più Mario D’Acunto dell’ISM di Roma, dove ha per collega il mitico “prof.” Cardone.
Il procedimento è adattabile, consentirebbe di fare pellicole inconfondibili come la carta moneta o d’identità. A Mario D’Acunto saranno venute in mente (didissì, didissì) molte applicazioni, a me sono venute le nuove norme sulla tracciabilità.

Sarà per via degli hamburger halal e kosher con maiale e cavallo al posto del manzo in Europa e le crocchette di pollo agli antibiotici e segatura in Cina. Se la pellicola avesse l’indirizzo di chi ha fornito cosa, farebbe comodo agli onesti.

La pellicola potrebbe anche fare da adesivo reversibile per le etichette che mandano un sms per dire dove sono, quanto ci hanno messo ad arrivare e com’è andato il viaggio.

Ancora non sono nate, ma si chiamano Greta per “Green Tags” e le partorirà l’UniBo intesa come Marco Chiani, un prof di telecomunicazioni, e colleghi del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “G. Marconi” di Cesena, che se si trova un nome più snappy mi fa un favore, assistiti i colleghi da altri in università italiane e non.

Per contratto di ricerca, le Greta dovranno essere al 100% eco-compatibili, non tossiche, intelligenti, instancabili 24 ore /24, costar niente, comunicare per wi-fi  a banda larga anche in mezzo ad accatastamenti vari,  il tutto alimentandosi in energia da vibrazioni e radiazioni nell’ambiente.

Non vorrei chiedere troppo al prof. Chiani, ma anche per tele-comunicare bisogna essere almeno in due. Non è che oltre alla trasmittente si potrebbe dotare Greta di ricevente così se sente “dov’è finita” – non dico la madeleine in pdf, ma “la mozzarella di bufala” – fa bib bip finché la scovo?