Il merito

Mentre alcuni Bocconi Boys vogliono tagliare dipartimenti di scienza e ingegneria e incentivare discipline di punta quali turismo, moda e gastronomia, in Gran Bretagna il cancelliere ha annunciato

more funding for science courses at universities, as the government seeks to expand the number of students in higher education. To this end, 30,000 extra university places will be created next year, and the current cap on numbers will be abolished entirely the year after that.

Malgrado i tagli alla scuola pubblica, in Italia le prestazioni dei 15enni in scienza e matematica migliorano, stando ai risultati del test PISA, pubblicati la settimana scorsa dall’OECD. A sorpresa, capitombolo della Finlandia.

In USA non sono affatto migliorate con la privatizzazione in corso da 15 anni, imitata dalla regione Lombardia di Comunione e Liberazione e Lega. Nel budget 2014-2016, i sussidi per chi manda i figli nelle scuole private sono ridotti da 33 milioni di euro a 30, mentre quelli per le scuole statali, tra l’altro riservati a chi ha un reddito molto più basso,

tracollano dai 23 milioni 428 mila 803 euro del 2013 ai 5 milioni del 2014. Terzo punto, ancora, “Assegni di studio individuali a studenti meritevoli”: da 5.230.870 euro a 0 (zero). 

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Su Nature, due economisti, un epidemiologo dell’univ. Bristol e un loro programma di simulazione trovano che la peer-review è modaiola. Dall’abstract:

we show that even when scientists are motivated to promote the truth, their behaviour may be influenced, and even dominated, by information gleaned from their peers’ behaviour, rather than by their personal dispositions. This phenomenon, known as herding, subjects the scientific community to an inherent risk of converging on an incorrect answer and raises the possibility that, under certain conditions, science may not be self-correcting. 

Suggeriscono ai reviewers di ricorrere alla propria soggettività per distinguersi dal gregge, che mi sembra ovvio. Ma siccome usano un “approccio bayesiano” (paper disponibile a richiesta), ho un pregiudizio positivo…

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OT

Rubati 96.000 Bitcoin, da due giorni perdono valore, coincidenza?
The Lords of the Internet chiedono al POTUS di riformare l’Agenzia nazionale per la sicurezza, le cui attività rovinano gli affari – h/t The Guardian che nomina Edward Snowden “personalità dell’anno“.
Paradossalmente – Snowden è rifugiato in Russia – Putin ha appena chiuso per decreto l’agenzia di stampa Novosti. La sostituisce una diretta da un amico fidato dalla quale saranno esclusi i giornalisti infidi. Come all’Accademia delle scienze, insomma, che però non cambia nome.
Su Science, un bilancio non proprio positivo della posizione di Nelson Mandela sull’AIDS, prima della morte di suo figlio.

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Evidence-based (or not)
Dopo la ritrattazione del paper di Séralini, torna l’analogia tra anti-AGW e anti-OGM. La trovo sbagliata per vari motivi, comunque segnalo l’editoriale dell’Economist e una nota en passant del delizioso lagomorfo.

7 commenti

  1. A proposito di Nature e Science (e Cell), volevo segnalare che Randy Schekman, Premio Nobel per la Medicina nel 2013, invita apertamente gli scienziati a boicottarle:
    These journals aggressively curate their brands, in ways more conducive to selling subscriptions than to stimulating the most important research. Like fashion designers who create limited-edition handbags or suits, they know scarcity stokes demand, so they artificially restrict the number of papers they accept.
    Nature come Vogue ?
    E sull’impact factor: as damaging to science as the bonus culture is to banking.
    Certamente non è uno che le manda a dire. Chi è interessato all’articolo lo può trovare qui

    1. @Hermano Tonia
      Grazie. Divertente quel fate come me, boicottatele, detto da chi fino al Nobel ha pubblicato su Nature e Science. Seguiranno il suo esempio in molti, immagino.
      Sembra avere strane idee. I settimanali anche su carta non hanno né dimensioni né tempi di lavorazione infiniti, devono selezionare per forza. Non spetta a un editore stimolare ricerche, ma cercare di vendere un massimo di abbonamenti – o se è open access di pubblicazioni. E cosa c’entrano gli editori se i comitati di funders and universities valutano le ricerche in base all’impact factor? Boh…

  2. Skeckman ha ragione ma sbaglia nell’obiettivo e nel metodo. Il problema non sono Nature e Science, che sono la conseguenza del sistema di valutazione in uso; e il metodo per combatterlo non è non pubblicare su queste riviste. Avrei di gran lunga preferito se avesse, come Higgs, messo il suo peso a favore di una revisione, se non accantonamento, del sistema.

  3. D’altro canto se non e’ uno come Schekman a prendere certe posizioni… Io posso tranquillamente tentare (perche’ se sono coautore non ho la certezza di avere l’ultima parola) di pubblicare solo in open access ma 1) non faccio notizia e 2) non so quali ripercussioni possa eventualmente avere sulla mia carriera.
    Poi, la critica che fa e’ molto ben limitata. Non butta nel cestino N/S/C, ma invita a riflettere sul modello di business delle pubblicazioni (come fatto da tanti in questi anni, con molta convinzione politica, tipo Cost of Knowledge e cosi’ via). Di sicuro la strada alternativa non e’ quella dei blogghe che si fingono Journ Of something ne’ delle riviste farlocche come “Chemistry and Material Research” dell’editore predone iiste (vedi lista di Beal!). Ma almeno sulle riviste farlocche io non temo di finirci, che nessuno a me da soldi per pubblicare sulla vanity press. 😉

  4. Dunque non resta che tornare a lavoro onde produrre qualcosa di cotal meravigliosa bellezza da aver, poi, l’imbarazzo della scelta su dove pubblicarlo. 😉

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