La Sindone avvolgeva l'esplosivo, cont.


Appena finita la pausa pasquale, Giulio Fanti – professore associato dell’Università di Padova – torna a pubblicizzare le proprie credenze sulla Sindone quale contenitore di materia organica esplosiva, segnala Bonomo, mentre i lettori dell’oca attendono con santa pazienza che risponda alle loro domande.

Padova Oggi, narra di esser stato finanziato con 54 mila euro dal proprio ateneo, di aver scoperto con la datazione “meccanica” – incertezza +/-400 anni – che il telo “è coevo all’uomo” che avvolgeva, e di aver pubblicato il risultato su riviste scientifiche di livello internazionale.

Il prof. Fanti dice le bugie. Con i soldi nostri, tre anni fa si è comprato due articoli da un editore per pataccari. (1)

Perciò il governo ha deciso di togliere alle università 30 milioni di euro quest’anno e 45 milioni l’anno prossimo. LINK se la prende con Matteo Renzi che avrà i suoi difetti ma non è il Rettore dell’università di Padova.

(1) Fra questi, gli autori per ora tutti cinesi dei 120 articoli generati da SciGen, pubblicati da riviste a quanto pare peer-reviewed di Springer, a volte peer-reviewed a volte no dell’Institute for Electric and Electronic Engineers.

*

“Climate change is a real problem, so we are taking real action”
I furiosi ricorsivi stanno spaccando mac, tablet, i-phone ecc. Negli Stati Uniti, le sedi di Apple usano il 95% di energia rinnovabile e i suoi data center il 100%, dice il CEO in un video – h/t The Guardian.
Proprio oggi che l’Economist prevede un’eclisse dei sussidi per l’energia solare:

Since peaking in 2007, electricity consumption in America has been falling steadily—thanks to conservation, more efficient appliances, and changes in America’s industrial mix. With businesses and homeowners buying less electricity as an increasing number of them have switched to solar, utilities are having to spread their high fixed costs over fewer kilowatt-hours. That has made them more determined than ever to roll back the generous rates they have had to pay for purchasing electricity from customers with spare solar capacity.

12 commenti

  1. l’universita’ ,a detta dell’articolo,ha dato 54mila euro per lo studio della sindone. ora,quali mezzi abbiamo per protestare per quello che riteniamo uno spreco di risorse in tempi di crisi e di penuria? come vengono scelti i finanziamenti,con quali criteri?

  2. Gli studi sulla Sindone se ben fatti si possono anche finanziare; usare un criterio restrittivo sugli argomenti degni di ricerca è pericoloso.

  3. dall’universita’ pubblica ? ma stiamo scherzando? con la penuria di soldi che c’e’ e la situazione dei ricercatori ? ma per piacere, se li pagassero loro i loro studi. La rinascita di questo paese passa anche attraverso il controllo e la critica di queste scelte.

  4. Perchè dovrei ritenere non degna di studi la Sindone e invece degno, per dire, un vaso etrusco? O forse dovremmo fare come vogliono i conservatori americani (vedi ad esempio il FIRST act)?
    No Bonomo, sono maledettamente serio. Possiamo criticare e protestare contro il finanziamento delle singole ricerche se le riteniamo scientificamente non valide, sono soldi pubblici ed è giusto che si renda conto di come vengono spesi. Ma non è possibile farlo sulla base dell’argomento che trattano, questo deve rimanere in mano alla comunità scientifica di riferimento. Almeno finchè ci fidiamo della scienza piuttosto che della determinazione politica dei risultati ottenibili e auspicabili.

  5. @Bonomo
    No, non stiamo scherzando.
    Anzi: l’argomento e’ estremamente serio e importante.
    Sono perfettamente d’accordo con Reitano: quello che mi scandalizza di questa vicenda non e’ l’argomento della ricerca.
    Anch’io penso che discriminare la finanziabilita’ di una ricerca non in base alla qualita’ della stessa ma in base all’argomento sia un errore gravissimo. Un errore comprensibile nell’ambito della ricerca privata ma intollerabile in quello della ricerca pubblica.
    Mi rendo perfettamente conto della sempre maggiore scarsita’ di fondi destinati alla ricerca pubblica, ma voler legare questa — indissolubilmente — a precisi argomenti, o (non so lei, ma altri l’hanno sostenuto) a risultati immediatamente tangibili, e’ un errore che porterebbe a un inevitabile inaridimento della ricerca tutta; pubblica e privata.
    Quanto poi al fatto che *questa* particolare ricerca non fosse opportuno finanziarla… credo che siamo certamente d’accordo sia lei che io; e presumo lo sia anche Reitano.
    Ma io non lo penso a causa dell’argomento; lo penso poiche’ — leggendo un suo articolo, alcuni suoi interventi in questo blog e ragionando sulle sue conclusioni — ho avuto la netta impressione (spero di sbagliare) che Fanti non sia alla ricerca della verita’ scientifica ma che stia cercando di spacciare per verita’ scientifica quella che e’ una sua verita’ di fede. E che abbia quindi fatto un lavoro di cherry picking — per selezionare ed evidenziare gli elementi a favore della sua verita’, ignorando o sminuendo quelli contrari — che dovrebbero essere incompatibili con quella ricerca scientifica di qualita’ che sarebbe (IMHO) opportuno finanziare.

  6. allora sentite : non faccio mistero di essere un liberale. non vivo sugli alberi e sospetto che gran parte della fuga dei cervelli sia dovuta all’occupazione sistematica delle cariche da parte delle lobby cattoliche. ho visto troppe inspiegabili carriere fulminanti nel mio ambito (la sanita’) per pensarla diversamente,con gli effetti devastanti che sono sotto gli occhi di tutti,dal caso stamina in giu’. e sospetto altresi’ che buona parte dei finanziamenti pubblici siano orientati ideologicamente. Dunque fosse per me privatizzerei tutto come in USA : vediamo un po’ chi si azzarda a investire sugli studi delle superstizioni religiose.
    Rimanendo tuttavia nell’italia del 2014 e nella fattispecie in oggetto,beh,io rivendico il mio diritto di criticare un finanziamento a una ricerca che non reputo interessante per l’universita’ pubblica,e lo faccio perche’ quell’universita’ vive anche grazie alle mie tasse.Vorrei anzi che tale esercizio di critica fosse praticato piu’ spesso,ai piu’ alti livelli,perche’ lo trovo salutare per una societa’ democratica.In particolare mi pare che esistano altre priorita’ per una facolta’ di ingegneria e del finanziamento a quella ricerca non capisco minimamente il senso,la ricaduta sociale,l’interesse pubblico.Come non capii a suo tempo perche’ il “mio” (nostro) ente per l’energia atomica (ENEA) usasse risorse (pubbliche per quanto ne so) per irraggiare teli di lino,data la gravita’ della situazione energetica del paese,per fronteggiare la quale tra l’altro tale Ente fu creato.
    quanto poi al lavoro in se’,mi risulta sia gia’ stato abbondantemente criticato e confutato.

  7. @Bonomo
    Innanzitutto la ringrazio per aver riportato i toni a un confronto piu’ costruttivo.
    Poi le dico che sono d’accordo con lei su quasi tutto quello che scrive (quasi pero’).
    Anch’io mi sento tendenzialmente liberale (oltre che anticlericale e un mucchio di altre cose piu’ o meno condivisibili, piu’ o meno antipatiche) e neppure a me piacciono le lobby cattoliche (neppure le altre, in verita’).
    Le riconosco (e ci mancherebbe altro) il diritto di criticare, in generale, una ricerca finanziata con fondi pubblici e, particolare, questa. Anzi, come le scrivevo, condivido la sua critica a *questa* ricerca.
    E anch’io sarei piu’ felice se ci fosse un maggiore esercizio di questo diritto di critica (da parte di cittadini scientificamente competenti pero’… ma questo ci porterebbe lontano).
    A dir la verita’, il fatto che il suo ambito sia la sanita’ e che ci scriva che vorrebbe privatizzare *tutto* come negli USA mi sorprende (quello che meno mi piace degli USA e’ proprio l’ambito sanitario) ma non vorrei uscire dal seminato approfondendo questo aspetto.
    Quello che non condivido del suo intervento e’ il desiderio che le ricerche debbano avere necessariamente (se non capisco male) evidenti “senso”, “ricaduta sociale” e “interesse pubblico” per essere finanziate.
    Come cittadino che, come lei, paga le tasse, e quindi (per una minuscola frazione) finanzia la ricerca pubblica, chiedo che una parte (magari anche piccola, ma non irrilevante) di queste risorse venga destinata a ricerche apparentemente prive di senso, senza un’ovvia ricaduta sociale e delle quali non necessariamente si riesca a stabilire un immediato interesse pubblico.
    E mi aspetto che questo tipo di ricerche — che a un’analisi superficialmente utilitaristica potrebbero essere definite come “inutili” — siano finanziate dal pubblico; anche poiche’ sarei estremamente sorpreso se lo facesse il privato.
    Piu’ in generale, quello che mi interessa e’ la qualita’ della ricerca e non l’argomento o l’evidente e immediata utilita’.
    Ah… dimenticavo: neanch’io vivo sugli alberi.

  8. sara’ una deformazione professionale allora : strano che nel mio ambito (e anche in quello scolastico pubblico) si pretenda sempre e comunque il miglior risultato possibile,le migliori cure immaginabili (altrimenti scatta la denuncia) mentre in quello degli altri sia permesso praticamente tutto (anche l'”inutile”). Qui a quanto pare a rendere conto del loro operato sono soltanto i medici e gli insegnanti (che combinazione ! ).Con tanti saluti,tra l’altro alle liberta’ di cura e di insegnamento pur garantite costituzionalmente.
    Ovviamente mi riferisco alla scuola pubblica solamente ,si badi bene,perche’ nessuno a quanto pare trova nulla da ridire se in qualche istituto cattolico si insegna che l’evoluzione e’ una “superstizione”.
    il welfare e’ una gran bella cosa,quando tutti si comportano bene. quando qualcuno ne abusa,diventa l’incubo in cui l’italia e’ precipitata. Dunque,meglio chiudere i rubinetti.
    Sarei anche d’accordo con lei se si fosse in una situazione in cui la ricerca navigasse nell’oro,i ricercatori fossero ben pagati,e la liberalita’ dei professori universitari fosse diretta a tutto lo scibile senza ideologie.Ma che l’ENEA si metta a irraggiare teli di lino,o la facolta’ di misure meccaniche si inventi (per quanto mi risulta in una ricerca sostanzialmente unica al mondo nel suo genere) forme di datazione per la sindone,mi sembra quanto meno strano.Ci sara’ prima o poi un’authority per queste cose? Possibile che nel MIUR nessuno si sia accorto del problema?

  9. Bonomo
    la ricerca è rivolta a tutto lo scibile senza ideologie ed è propio per questo che difendo (in generale) anche le ricerche sulla Sindone. Al contrario, la si può affossare solo su base ideologica, compresa l’ideologia dell’utile. Come ho detto, è una china pericolosa che mi auguro non intendiamo percorrere.
    Segue sproloquio più generale 🙂
    Il sistema della ricerca si basa notoriamente su tre pilastri, Università, Enti, Industria, ognuno con le sue caratteristiche sia pur non esclusive. Al momento nessuno conosce un modo per fare a meno di anche uno solo dei tre senza fare crollare il sistema.
    Qunado si sente parlare di ricerca “utile” si intende, in genere, quella che fornisce un ritorno economico più o meno diretto. E’ quindi una ricerca etero-guidata da scelte politiche e/o da interessi economici. E’ buono e giusto che esista ed infatti è sempre esistita.
    Una novità relativamente recente sono invece le spinte a darle un valore predominante. Sarà la crisi, sarà la rincorsa ai paesi emergenti, sarà un problema sociologico di restringimento dell’orizzonte temporale delle scelte, sta di fatto che questa logica da “next quarter” sta prendendo piede.
    E così, anche se ammantato da “efficienza”, “risparmio” o chissà cosa, si mina il sistema dei tre pilastri in cambio di un “utile” a breve. Parafrasando, soldi pochi, maledetti e subito e al diavolo il futuro; tanto, si sa, nel futuro saremo tutti morti.

    1. Riccardo,
      Sottoscrivo.
      Aggiungo solo che anche le Ong, le agenzie internazionali e perfino la Chiesa pagano ricerche “utili” senza ritorno economico. Un amico dell’univ. Ferrara ha studiato il DNA mitocondriale di Luca l’evangelista per conto della diocesi di Padova. Questo è il paper.
      Bonomo,
      siamo d’accordo, quindi ogni tanto prendiamo in giro i Fanti – nel senso che chiediamo spiegazioni e non rispondono.

  10. guarda,io non ho detto che l’universita’ di pinco pallino non debba finanziare studi sul gatto del Chesire. Ho detto che ,se lo fa,mi pare giusto e doveroso che la societa’ civile si mobiliti esercitando un diritto di critica,anche ai massimi livelli,che e’ il sale della democrazia.
    per cui,continuiamo pure a irraggiare lenzuoli,ma io non sono d’accordo. e francamente non penso di essere il solo.
    sul resto siamo d’accordo,a grandi linee 🙂

  11. Per la pubblicità su questo blog, deve rivolgersi alla concessionaria per il gruppo Espresso, trova il link in fondo alla pagina, l’oca s.

I commenti sono chiusi.