I frustrati

Eli Kintisch di Science ha sentito alcuni degli esperti che partecipato alla stesura finale del sunto per i decisori del volume 3 del V rapporto IPCC.

Diversamente dal testo del rapporto, controllato in sostanza dagli scienziati, l’influente sunto è il prodotto di un mercanteggiamento con i diplomatici dei vari governi e richiede un consenso.  … Alcune nazioni, tra cui Cina e Arabia Saudita, si sono opposte all’inclusione di testo e di grafici che collegano emissioni e livelli di reddito.

Rispetto a quello che ci hanno raccontato gli italiani presenti, ci sono particolari in più. Per esempio questa figura (LMC = reddito medio basso; UMC = medio alto, HIC = alto) – che comprende le emissioni dei prodotti importati – ha suscitato risse furibonde.
L’Arabia saudita voleva escludere la categoria “HIC” di cui fa parte e la Cina i grafici con le emissioni dei paesi in via di sviluppo.
Per tre dei cinque giorni di discussione, i diplomatici di decine di paesi hanno litigato con gli scienziati. Alla fine cinque figure e interi paragrafi sono stati tolti dal sunto.
Per cui i decisori politi non lo ritengono “influente”, vedi seguito.

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Climate Central ha analizzato le cause dei black-out negli Stati Uniti tra il 1984 e il 2012 che sono decuplicati. I costi sono impressionanti, in particolare negli ultimi dieci anni. Il com. stampa dice:

Some of the increase was driven by improved reporting. Yet even since 2003, after stricter reporting requirements were widely implemented, the average annual number of weather-related power outages doubled. Non-weather related outages also increased during that time, but weather caused 80 percent of all outages between 2003-2012.

La conclusione del rapporto è più sfumata:

While some recent increases in extreme weather events in the U.S. can be, in part, attributed to increasing greenhouse gas emissions, it is not possible to say how much this has contributed to the rise in weather-related power outages. Climate change may be partially responsible, along with an aging grid infrastructure that is serving greater electricity demand. Yet, future climate change is expected to bring more severe weather, which will continue to strain our already vulnerable electrical infrastructure.

Siccome la rete di distribuzione è di tutti, da decenni nessuno vuole pagarne la modernizzazione anche se tutti dicono che il suo degrado danneggia l’economia. Un po’ come il degrado delle strade e dei ponti… In compenso l’Agenzia nazionale per la sicurezza ha i soldi per impedire black out causati da “cyber attacks”.

7 commenti

  1. Il confine fra scienza e politica nell’IPCC (il SPM) è delicato e andrebbe ripensato. Forse tutto l’IPCC dovrebbe esserlo.

  2. E’ vergognoso.
    Possibile che non si riesca ad adottare una strategia mediatica che aggiri le manipolazioni e le censure dei governi?

  3. Sì, ma io vorrei che si organizzasse qualcosa di grosso. Vi devo ricordare l’esempio di Jim “avanzo-di-galera” Hansen?

    1. Scusa, Paolo C., avevo capito “da parte dei media”. Non so chi potrebbe organizzare qualcosa qui, nessuno ne sa niente e non riguarda l’Italia.

  4. Pensavo a una manifestazione di protesta guidata da scienziati davanti alle ambasciate dei Paesi coinvolti (e dei più inquinatori in generale), ma temo che le forze dell’ordine non ci lascerebbero nemmeno avvicinare…

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